Con il Mercoledì delle ceneri è iniziata la Quaresima. Come tradizione il vescovo mons.Giuseppe Chiaretti ha scritto ai fedeli una lettera pastorale in cui da alcune indicazioni per vivere questo tempo “forte”, che è, scrive il vescovo, “tempo di più abbondante riflessione sulla propria situazione spirituale alla luce della Parola di Dio, con l’aiuto degli antichi mezzi di sostegno d’ogni cammino serio di conversione: la preghiera, il digiuno, l’aiuto fraterno a chi è nel bisogno”. Di questa lettera pubblichiamo alcuni passaggi. “1. Le difficoltà di una seria vita cristianaNon vi nascondo – scrive mons.Chiaretti – che, quando faccio certi annunci o propongo certe indicazioni “difficili”, mi chiedo sempre: come potrà la gente osservarle se sono difficili? Faccio degli esempi: dal giubileo in qua parliamo molto di riconciliazione e di perdono: riconciliazione tra popoli che si distruggono reciprocamente con la guerra, le ingiustizie, le sopraffazioni, il terrorismo…; riconciliazione tra sposi all’interno della coppia, prima che vengano distrutti il matrimonio e la famiglia con la separazione e il divorzio, nonostante la presenza di figli piccoli. Ai giovani e alle giovani parliamo di castità e di verginità prima del matrimonio e, una volta sposi, parliamo di castità matrimoniale lontana dagli adultèri e di corretto uso della sessualità all’interno del matrimonio. Ai professionisti chiediamo onestà e serietà nel loro lavoro, senza imbrogli e senza truffe per far fuori l’avversario e per assicurarsi il potere… E così via. (…)”Il cristianesimo non è facile, – diceva Paolo VI -, ma rende felici”. È una felicità che nasce dalla grazia e si fa santità possibile a tutti, e cioè un fare straordinariamente bene, con amore e per amore di Dio, le cose ordinarie di tutti i giorni. 2. “Signore, da chi andremo?”(…) È da Dio allora, attraverso la croce di Gesù Cristo, che dobbiamo attenderci l’aiuto che ci consente di imboccare con decisione l’ardua via del Vangelo. Il Papa, a conclusione dell’anno del giubileo, ha invitato tutta la comunità cristiana a contemplare il Volto di Cristo, se vuole avere il coraggio della propria identità e della fedeltà al Vangelo e se vuole affrontare le virtù “difficili”: un Volto umanissimo, amico, compassionevole, gioioso. A cominciare “dall’esperienza del silenzio e della preghiera”. (…) Gesù aveva già ammonito: “Senza di me non potete fare nulla” (Gv 15,5). Lui, infatti, e solo Lui, è in grado di farci realizzare le virtù difficili. Per questo non possiamo fare a meno di Lui, dei mezzi che Lui ci ha proposto e che la Chiesa in parte gestisce: la già menzionata preghiera innanzi tutto; la parola delle Sacre Scritture; i santi sacramenti della quotidianità, quali la confessione frequente e l’eucaristia domenicale; la fuga dalle occasioni per non cadere nelle lusinghe del Maligno (che c’è e fa sempre il suo mestiere!); una vita sobria e austera, fatta di rinunce volontarie anche come allenamento alla libertà; una grande carità, intesa sulla linea del “volontariato” che si fa carico del prossimo per amore di Dio. Il risultato di questa disciplina spirituale è la santità, e cioè una vita abituale di grazia e di permanente amicizia con Dio. (…)Qualcuno potrà dire che questo “armamentario” di buone intenzioni è vecchio, mentre oggi, soprattutto per i giovani, ci vuole qualcosa di più elettrizzante, vivace, gioioso. Io, però, non conosco altra strada per diventare santi, anzi semplicemente onesti. 3. Per una nuova educazione alla vita di grazia(…) Mi rendo conto che la vita e la società sono radicalmente cambiate e occorre fare i conti con la modernità. (…) L’uomo però è rimasto sempre lo stesso, con le sue povertà, i suoi desideri semplici, le sue paure, il suo bisogno di amore e di sicurezza… C’è da trovare il modo di avvicinare soprattutto i giovani, di parlare al loro cuore con affetto sincero e senza strumentalizzazioni, di orientarli a camminare per l’unica “via” che non delude: Gesù Cristo. Il dinamismo dei nuovi percorsi però è sempre lo stesso, fatto di più preghiera, più sobrietà, più accompagnamento spirituale, più eucaristia, più vita di grazia, ed anche, perché no?, più devozione a Maria, madre di Gesù e della Chiesa. E soprattutto più continuità, non bastando a vincere l’inerzia gli entusiasmi di un momento! Vale la pena, credetemi, curare pazientemente il “piccolo gregge” perché si irrobustisca, e non solo puntare su eventi di massa che non sempre cambiano il cuore delle persone! Questi, gli eventi, sono segni e occasioni perché si abbia cura con continuità del lievito… Le statistiche dei dati pastoralmente “sensibili” dicono che, se continuiamo a gestire una pastorale “debole”, schifiltosa dinanzi al radicalismo del Vangelo, siamo condannati all’insignificanza. Bisognerà pur decidersi, cari cristiani! 4. Parola e preghiera come luce e vitaSono le prime attività che, tra le altre, vado da subito raccomandando nella Visita pastorale, verificando peraltro non solo l’anemia spirituale di molte comunità, ma anche la loro anoressia, poiché manca il desiderio stesso di Parola e di Preghiera. Per questo chiedo di dar vita sistematicamente in ogni parrocchia o unità pastorale a scuole di Parola e a scuole di Preghiera cristiana, che sono poi due realtà che si richiamano a vicenda e finiscono per fondersi l’una nell’altra. Bisogna infatti trattare insieme questi due percorsi iniziatici, così come simbolicamente fanno nelle loro chiese gli Orientali intrecciando tra loro le parole phÈs (luce) e zoè (vita) a mo’ di acrostico. Sono percorsi sufficienti? No di certo: sono soltanto l’inizio di un cammino, che chiederà poi di ristabilire i fondamenti della fede. (…)La Quaresima ora iniziata, con la visita pastorale alle famiglie che i parroci molto lodevolmente stanno già facendo anche se con tanta fatica, offre l’occasione di una verifica, di un discernimento comunitario, di un preciso impegno del parroco e dei suoi collaboratori a dar vita a iniziative serie e organiche di nuova evangelizzazione. Altrimenti, chi ci risparmierà una crisi ancora più radicale? Non siamo comunque mai pessimisti, perché Cristo è risorto! è veramente risorto!”
In ogni parrocchia una scuola di Parola e di preghiera cristiana
Lettera pastorale di mons. Chiaretti per la Quaresima
AUTORE:
' Giuseppe Chiaretti