Come avviene da sessantaquattro anni a questa parte, dopo la celebrazione dei Quaranta Martiri, la città torna a fermarsi ancora una volta per onorare la memoria di Umberto Paruccini, un giovane sacrificato sull’altare dell’odio e della violenza, aspetti degenerativi ed inevitabili della guerra. Trentenne, vigile del fuoco, dirigente diocesano dell’Azione cattolica, fu colpito a morte dai tedeschi nel pomeriggio del 5 luglio 1944, mentre era impegnato in una azione umanitaria.
Il vescovo di allora, mons. Beniamino Ubaldi, sempre in prima fila in quel periodo nel cercare di proteggere la città ed i cittadini, aveva procurato, non senza fatica, circa un quintale di pane da far pervenire alle 230 persone (uomini, donne e bambini) tenuti in ostaggio dai tedeschi presso il convento di Sant’Ubaldo. Erano i giorni bui dei rastrellamenti e della ritorsione. Le modalità della consegna erano state concordate in ogni dettaglio e formalizzate con un lasciapassare valido fino alle ore 22. “I vigili del fuoco – racconta mons. Carlo Spaziani in Orrori e stragi di guerra nel territorio di Gubbio, del 1947 – adempirono la loro missione recandosi con i preziosi rifornimenti alla prima cappella: erano circa le ore 17. Mentre stavano per tornare indietro un soldato tedesco, dal costone soprastante la cappella (la prima ‘capeluccia’ del monte Ingino, ndr) tirò varie fucilate ferendo assai gravemente uno di essi e precisamente il giovane Umberto Paruccini. I compagni lo soccorsero e lo portarono all’ospedale” dove morì poco dopo nonostante i generosi tentativi dei sanitari, guidati dal primario chirurgo del tempo, il dott. Fabbrini. Una morte piombata su una popolazione ancora prostrata e sconvolta dall’eccidio dei 40 martiri, 22 giugno 1944, contro il quale mons. Ubaldi aveva lottato al punto da offrire se stesso in cambio delle vittime predestinate.
La città si ferma per riflettere e ricordare il sacrificio di un giovane buono e generoso. In fase di definizione il programma di sabato 5 luglio: di sicuro alle ore 8.30 il vescovo mons. Mario Ceccobelli celebrerà una messa presso la “prima capeluccia” sul monte Ingino. Ci sarà anche l’omaggio della città con la deposizione, secondo tradizione, di una corona di alloro dinanzi al cippo eretto sul luogo del ferimento mortale, presenti autorità cittadine, civili e militari.