È con molta preoccupazione che i rappresentanti del Comitato interassociativo insediato presso la Camera di commercio di Terni e i sindacati Cgil, Cisl e Uil valutano la situazione socio-economica della provincia di Terni. Il Comitato, formato da 10 associazioni di categoria di vari comparti produttivi, intende mantenere alta l’attenzione e avviare un serio dibattito con tutte le forze sociali sulla situazione del Ternano alla luce delle recenti riforme governative sugli assetti istituzionali e la soppressione della Provincia di Terni. Enrico Cipiccia, presidente della Camera di commercio Terni, Adriano Padiglioni, coordinatore Comitato interassociativo, i segretari provinciali di Cgil, Cisl, Uil Attilio Romanelli, Faliero Chiappini, Gino Venturi hanno espresso il comune timore per le conseguenze economiche, occupazionali e sociali a cominciare dai nuovi assetti regionali che determineranno un impoverimento generalizzato del territorio.
“La difesa dell’apparato produttivo di un’intera regione e dei servizi al cittadino – sostengono dal Comitato – impongono una cooperazione tra tutti i soggetti e risposte coordinate attraverso un piano del lavoro teso a qualificare il sistema umbro e mantenere un modello sociale avanzato ed efficiente”. Servizi pubblici locali, azioni di sicurezza e prevenzione nei luoghi di lavoro, sostegno alla ricerca e all’innovazione, un incremento della produttività di sistema, processi di aggregazione tra imprese, sostegno allo start-up di imprese alla loro internazionalizzazione, sono i temi individuati per un’azione propositiva di sviluppo. “La regione dell’Umbria – aggiungono i rappresentanti del Comitato – deve conservare la sua morfologia istituzionale attraverso il riconoscimento delle due Province, con il riequilibrio territoriale. Una soluzione istituzionale che prevedesse la cancellazione della Provincia di Terni comporterebbe una conseguente eliminazione di una serie di istituzioni locali, con un inevitabile indebolimento di tutti i centri decisionali e di governance assolutamente determinanti per lo sviluppo del territorio. Questo ipotetico scenario avrebbe una ricaduta senz’altro negativa e disincentivante in termini di attrattività del territorio nei confronti di nuovi potenziali investitori. Come pure impatti negativi sui livelli occupazionali. In una fase di particolare incertezza dovuta alla forte crisi economica, coloro che negli anni passati hanno scelto di creare aziende e posti di lavoro in provincia potrebbero rimettere in discussione le loro scelte delocalizzando le proprie unità produttive in contesti territoriali più favorevoli ai loro progetti imprenditoriali”.