In ascolto della Parola di Dio seguendo il metodo dei Padri

La 'lectio divina' non offre facili ricette. La Parola di Dio ci provoca invece a camminare con coraggio, a spingerci al largo

Le giornate della Settimana liturgica nazionale vengono aperte dalla proposta di una lectio divina. Questa scelta è determinata dalla coscienza che la Chiesa del post-Concilio ha sempre meglio maturato: la Parola di Dio è la luce fondamentale che guida il nostro cammino nella Città dell’uomo. La pratica della lettura orante della Parola di Dio non è mai cessata nel corso della storia della Chiesa. Ma nei secoli passati si era sempre più ridotta all’ambito religioso e primariamente monastico. Entro questa tradizione si era conservato l’uso di una lettura attenta ed appassionata della Parola, fatta anche con l’aiuto competente della sapienza esegetica. Ma che non aveva mai dimenticato la differenza sostanziale di questa Parola. Se la Bibbia è scritta con parole umane, quando la si legge nella Chiesa, illuminati dalla tradizione di fede ed in comunione con lo stesso Spirito che l’ha scritta, accade per noi l’evento della Parola di Dio. Attraverso quelle parole umane Dio stesso ci parla. Anche se le parole provengono da un passato a volte remoto, e la loro lingua ed il loro stesso linguaggio è lontano da noi, tuttavia Dio trova il modo di parlare attraverso di esse nel nostro oggi e per il nostro oggi. In questa convinzione la tradizione ecclesiale ha approfondito la conoscenza della Parola, del suo contesto vitale, del suo particolare linguaggio umano, ma con gli orecchi del cuore sempre aperti alla comunicazione presente ed attuale che Dio compie attraverso la lettura della Sacra Scrittura. La sapienza dei Padri, riflettendo e sperimentando la strada della lectio divina ne ha indicato le tappe ed i metodi, ma soprattutto ha mostrato la vera efficacia di questa lettura. La lectio infatti, se fatta con fede, porta alla meditatio. Porta cioè a sperimentare che quelle parole sono attuali, hanno una forza provocativa per me oggi. Uno dei maestri della lectio, Guigo il Certosino, dice in una sua famosa lettera che chi legge è condotto a scoprire ‘qualcosa di buono per sé’ presente in quelle parole. C’è una luce che illumina i nostri passi. Ma è bene chiarire che la lectio non offre ricette o consigli facili da applicare. La lectio e la meditatio non sono certo un oroscopo, che sembra indicare facili strade per i piccoli problemi quotidiani. La Parola di Dio ci provoca sempre a camminare con coraggio, ad andare oltre, a spingerci al largo, uscendo dalle piccinerie e dalle visioni anguste, che spesso il nostro egoismo ci propone. La vera meditatio della Parola, più che offrire facili risposte, le smonta e le sostituisce con domande vere, con inquietudini che ci spingono a seguire il Signore sulle Sue vie, che non sono le nostre vie, confrontandoci con i Suoi pensieri, che non sono i nostri pensieri. Per questo nella tradizione della lectio alla meditatio segue l’oratio: cioè l’invocazione, la richiesta umile che sgorga dal cuore e sale verso Dio. È una richiesta che del tutto naturalmente chiede a Dio l’aiuto per non conformarci alla mentalità di questo secolo, ma lasciarci trasformare per comprendere ciò che è veramente buono, a Lui gradito e perfetto. L’oratio quindi chiede, prima di tutto, un rinnovamento della mente, perché sia così rinnovata la vita. È qui che si pone la potenza ‘rivoluzionaria’ e rinnovatrice della lectio, che, quando è vera, non è mai una preghiera acquietante. ‘Sono venuto a portare il fuoco sulla terra – ci ha detto Gesù – e come vorrei che fosse già acceso’. Per questo sembra quanto mai opportuno che una settimana che riflette sulla potenza della celebrazione dei divini Misteri, che contribuiscono alla costruzione positiva e vera della Città dell’uomo, si apra con una lectio. Questi momenti iniziali non cercano perciò di offrire risposte pronte ad una Chiesa che si interroga, ma sono degli stimoli e dei pungoli a mettersi a confronto con una presenza nel mondo ed un impegno nelle celebrazione della liturgia che sappiano volare alto. Che siano propositivi ed innovativi. Uscendo dalle facili risposte già confezionate, che non fanno camminare sulla via di Dio. Quando la lectio, per grazia, cioè per dono gratuito di Dio, compie pienamente il suo percorso, conduce infine alla contemplatio. Nel linguaggio della tradizione la contemplatio non è una fuga dal reale, o un sogno ad occhi aperti. La vera contemplatio è l’apertura degli occhi spirituali per ‘vedere’ ciò che Dio sta già facendo nel nostro mondo. Come il Signore traccia già la strade per indicarci il percorso da compiere. La contemplatio apre il cuore a vedere Dio all’opera, secondo la parola del profeta che ci esorta: ‘Dice il Signore: Ecco faccio una cosa nuova, proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?’. La proposta della lectio intende soltanto invitare la comunità ecclesiale, radunata per vivere la Settimana liturgica, a fare un atto di fede. Il Signore non solo traccia la strada per il nuovo cammino della Chiesa, ma è già in marcia. A noi aprire gli occhi per porci risolutamente alla Sua sequela, nell’ascolto orante della sua Parola e scrutando con sapienza i segni dei tempi, che Lui non manca di proporre alla sua Chiesa.

AUTORE: Mons. Nazareno Marconi