Ci si accorge della realtà quando una crepa squarcia il velo della routinaria quotidianità. Allora si scopre l’abisso che cova nel cuore dell’uomo. I tre ragazzi due di sedici e uno di quattordici anni, che hanno ucciso a coltellate una loro coetanea, prescindendo per ora dalle responsabilità specifiche di ognuno di essi, non sono catapultati da un pianeta degli orrori, ma sono nati e cresciuti in normali famiglie di normali agglomerati civili, dove si svolge la normale vita di tutti. Eppure questi ragazzi sono i figli di una società che forse inconsapevolmente e certo irresponsabilmente, li nutre del nulla che ha innalzato a idolo: il nulla dei valori, dei limiti, dei doveri, della morale, dell’autocontrollo. Si sa che molti arricciano il naso quando si parla delle colpe della società, quasi che con questo si voglia cancellare la responsabilità individuale e impedire qualsiasi punizione. La responsabilità resta tutta quanta intera, perché non tutti i giovani commettono delitti e azioni efferate. Tuttavia non si può negare una certa connessione con quello che giornalmente si predica e quello che poi qualcuno pratica. Un esempio è l’esaltazione del desiderio dell’individuo, considerato in assoluto, in forma autoreferenziale, prescindendo da ogni altro riferimento e dissociato dal desiderio altrui. L’organizzazione sociale si può considerare come un meccanismo di soddisfacimento dei desideri, che va ben oltre i bisogni e le esigenze, che spesso invece vengono negati. Il ragazzo impara troppo presto che i suoi desideri hanno un diritto assoluto che nessuno e niente può negare. Ciò si nota nell’ambito della sessualità, dove il desiderio diventa impulso irrefrenabile, staccato dalla responsabilità, dal rispetto della dignità della persona altrui, dalle regole della convivenza civile. Quante volte abbiamo sentito pontificare da certi “maestri” di “tuttologia” che ogni sera tengono lezioni a plaudenti scolaresche insegnando l’esercizio della libertà a tutto tondo, sostenendo come un dato scientifico o dogmatico la separazione tra sessualità e amore., dopo aver teorizzato anche la separazione della sessualità dalla procreazione. In queste opzioni il sesso trionfa naturalmente in tutta la sua prepotenza (compresa la pedofilia e la prostituta romana per adolescenti), mentre viene calata un’ombra scura sull’amore, come ha denunciato recentemente il sociologo Alberoni. In questa prospettiva la sessualità prende l’aspetto più materiale della genitalità e della violenza; la donna, nel caso della povera Desiré, viene considerata un essere che si deve sottomettere, una preda da conquistare, un oggetto da utilizzare. Altro deficit della cultura massmediatica dominante è il rifiuto di ogni richiamo alla coscienza e alla responsabilità morale, qualificato sbrigativamente come “moralismo” repressivo, rifiutato in nome della emancipazione dell’individuo e della “liberazione” del desiderio soffocato da ancestrali tabù. Gli adulti che sentono il richiamo che proviene da questo fatto e da altri fatti simili che hanno visto protagonisti negativi anche madri e padri e uomini “normali” dovrebbero avere il coraggio di andare controcorrente disertando magari il talk show nei quali si irride su tutto, cancellando le fiction dove si esalta la violenza in tutte le sue accezioni, e quei siti porno e hard di internet alla portata di ogni computer. Anche alcune nostre brave televisioni locali non si fanno scrupolo di suscitare morbosità e istintualità illusorie e provocatorie soprattutto nei confronti di persone giovani e immature. Quanto avvenuto, perché non rimanga un inutile lamento, serva ad aprire gli occhi a quanti amano Desiré e piangono per il dolore atroce delle famiglie della vittima e dei suoi (presunti) assassini.
Impulsi irrefrenabili Sesso e violenza
AUTORE:
Elio Bromuri