Impegnarsi tutti per un futuro più sereno

La città di Narni festeggia il suo Patrono san Giovenale. L'omelia di mons. Vincenzo Paglia

Una fucina d’amore per costruire un futuro nuovo per la città. È questa la Narni che il vescovo mons. Vincenzo Paglia ha prospettato in occasione della festa del patrono san Giovenale ‘la cui memoria ha sempre aiutato a guardare con maggiore attenzione ai problemi, alle difficoltà e alle speranze della città e ci ha anche sostenuto perché con maggiore generosità e con più audacia potessimo impegnarci a costruire un futuro più sereno per tutti’ ha detto il Vescovo. Un impegno che deve interessare tutti, nessuno escluso, perché dalla sinergia tra le diverse forze sociali, dalle istituzioni, parrocchie, al mondo imprenditoriale e culturale, si sviluppi quella spinta nuova che dia impulso per la crescita del comprensorio narnese. ‘Attorno a noi vediamo crescere i problemi, economici, occupazionali, familiari ‘ ha ricordato mons. Paglia – Come non essere impensieriti per la difficile situazione in cui versano alcune fabbriche del narnese? Come non essere preoccupati per il disagio giovanile e per le difficoltà che molti giovani hanno a trovare lavoro? Anche Benedetto XVI, nel suo primo intervento dalla finestra del Palazzo Apostolico ha richiamato l’attenzione al problema del lavoro particolarmente per i giovani. E assieme alla questione occupazionale, a Narni, vi è quella relativa alla fatica delle aziende per sostenere la concorrenza, oppure quelle relative allo sviluppo e alla urgenza di trovare nuove vie di lavoro’ ha proseguito il Vescovo. Difficoltà che hanno segnato la storia recente della città, per affrontare le quali, secondo monsignor Paglia, occorre una nuova creatività, una nuova fantasia, un nuovo coraggio, senza continuare a ragionare in maniera vecchia o accentuando gli interessi di parte. ‘Sento l’urgenza di esortare a percorrere un cammino comune per immaginare un futuro nuovo per Narni ove ciascuno offra il suo contributo per la crescita di tutti ‘ ha proseguito il Vescovo – Ma questo è possibile se accogliamo quel messaggio di amore che nasce dal Vangelo ‘Amatevi gli uni gli altri’. Abbiamo bisogno dell’amore vero, che sa aprire i cuori e le menti verso gli altri, che fa cadere i muri che separano. Non siamo venuti al mondo perché ciascuno pensi solo a se stesso, ma perché ci edifichiamo assieme gli uni gli altri. ‘Non abbiate paura! Aprite le porte a Cristo!’ diceva Giovanni Paolo II ‘ ha ricordato infine. E le porte che si possono aprire sono quelle della partecipazione alla messa domenicale e la lettura del Vangelo. Segnali di cambiamento, positivi per l’intera comunità, già ci sono: l’aumento delle persone che frequentano la messa, dai ragazzi agli adulti, e la generosità mostrata con i deboli e i poveri’.

AUTORE: Elisabetta Lomoro