Immigrati cattolici membri a pieno titolo della Chiesa locale

Accoglienza umana, sostegno psicologico e religioso: queste le priorità per mons. Chiaretti

Da un po’ di tempo sembra che gli immigrati siano tutti musulmani ed è quasi generale l’opinione che abbiano soltanto bisogni di tipo materiale. Su questo versante si sono avuti prevalenti discussioni e azioni. Iniziative delle parrocchie e delle Caritas si sono trovate impigliate in questo ambito ingenerando anche equivoci e incomprensioni. Bene ha fatto il Vescovo e alcuni suoi collaboratori a richiamare l’attenzione sul versante della fede e delle esigenze immateriali che vanno dall’accoglienza umana e dal sostegno psicologico e morale alla organizzazione di servizi propriamente religiosi e liturgici, specificatamente destinati agli stranieri. Per questo motivo si celebra una festa che consiste anche in un incontro fraterno per sondare i bisogni di umanizzazione e sostegno religioso che verranno espressi dagli stessi giovani e meno giovani immigrati. Si tratta spesso anche di famiglie che hanno bambini e provengono da Paesi in cui hanno vissuto un’esperienza di fede cristiana autentica e spesso profonda. A Perugia in tempi passati abbiamo avuto giovani che prima di venire in Italia erano dei leader della gioventù cattolica diocesana e nazionale qui da noi hanno trovato qualche difficoltà a inserirsi in una comunità cristiana. Con ciò non si vuol dire che non vi siano state in passato delle iniziative in questa direzione e non ci siano state parrocchie e realtà ecclesiali che non abbiano perseguito tale finalità. Potremmo fare molti esempi. Ma ora vi è l’intenzione di curare questo settore in modo organico e continuativo individuando luoghi, persone e metodi per rendere più efficace l’invito rivolto agli immigrati cattolici a partecipare attivamente alla vita della Chiesa locale, a conoscere il loro pastore e il loro referente spirituale, a inserirsi in percorsi di catechesi e di preghiera liturgica. Sono, infatti, i fratelli di fede che per primi devono essere accolti e sostenuti in modo che possano percepire la Chiesa come la loro casa in cui sono considerati membri a pieno titolo. Un’iniziativa non fatta per escludere qualcuno dall’abbraccio della carità e dal rispetto della persona, ma anzi per rendere qualitativamente più appropriato, proprio perché distinto e specifico l’incontro, più schietta e sincera accoglienza. Anche in questo caso vale la regola del distinguere frequentemente per non cadere nell’azione generica, indifferenziata e pertanto confusa. Distinguere senza separare, per riconoscere in ognuno il suo dono, la sua identità, la sua propria dignità e dare risposte specifiche a domande altrettanto specifiche. Gli immigrati cattolici, secondo la pedagogia evangelica dovrebbero poter costituire i primi collaboratori della comunità cristiana per comprendere meglio i loro compagni di studio, di lavoro e di avventura e attivarsi nel servizio per una più adeguata accoglienza anche di coloro che sono portatori di religioni e culture diverse. Elio BromuriConvegno diocesano sugli immigratiDopo il convegno diocesano missionario dello scorso 21 settembre, la comunità cristiana perugino-pievese si appresta a vivere un altro incontro di grande interesse ed attualità: il convegno diocesano sugli immigrati cattolici dal titolo “Un solo Signore, una sola fede”. Promosso dalla Caritas, dall’Ufficio missionario e dalla Fondazione Migrantes dell’archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, il convegno si terrà sabato 28 settembre, a partire dalle ore 15, presso la sala parrocchiale dell’Oasi dai Sant’Antonio in Perugia, ed è aperto alla partecipazione di tutti, in particolare è rivolto ai parroci, ai collaboratori degli organismi caritativi e missionari e agli immigrati cattolici che possano rappresentare i loro conterranei delle diverse aree e regioni di provenienza. Il Convegno diocesano anticipa di circa un mese e mezzo quello regionale in preparazione al convegno nazionale fissato per il mese di febbraio 2003. Finalità principale dell’incontro perugino è quella di ascoltare per capire meglio le attese e le necessità degli immigrati cattolici verso i quali la comunità cristiana perugino-pievese ha doveri di accoglienza anche religiosa oltre a far sue le varie problematiche che emergono da questo fenomeno. Nel presentare al clero diocesano il convegno, l’arcivescovo mons. Giuseppe Chiaretti ha detto: “In seguito, dopo questo primo approccio conoscitivo ed una adeguata preparazione, in accordo con altri organismi anche laici che seguono questo problema, allargheremo la nostra indagine al fenomeno della immigrazione nella nostra diocesi nella sua più ampia e varia complessità anche sociale e politica”. Quindi sarà solo il punto di partenza per gettare le basi di uno studio più generale che investe un territorio, quale è quello dell’archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, molto “sensibile” al fenomeno immigrazione. Il convegno si articolerà per brevi comunicazioni e per testimonianze di perugini ed immigrati, e riguarderà principalmente quattro aspetti: 1) la situazione umana, sociale, culturale degli immigrati nel territorio parrocchiale, le loro richieste e attese, i problemi che pongono, le necessità che si evidenziano; 2) l’assistenza religiosa fornita agli immigrati e le modalità di intervento; 3) ipotesi di un “centro pastorale” a Perugia per una assistenza più articolata in occasione dei sacramenti (preparazione dei matrimoni, del battesimo o delle cresime di adulti, per feste e celebrazioni etniche ecc.), da gestire con sacerdoti e/o religiosi della stessa provenienza, rimandando gli immigrati alle parrocchie per la vita religiosa ordinaria, pur con tutti i problemi di inserimento; 4) verificare l’eventualità di una festa annuale degli immigrati cattolici di ogni etnia e cultura nella cattedrale di San Lorenzo.

AUTORE: R.L.