A San Brizio, piccola frazione del Comune di Spoleto, lungo la strada che collega la città con Castel Ritaldi, non poche volte capita di finire sui quotidiani. Lì è infatti nato il famoso giornalista del Corriere della Sera Walter Tobagi, assassinato il 28 maggio 1980 da un gruppo terrorista di estrema sinistra. Nel Corriere dell’Umbria del 10 novembre scorso, in prima pagina, Antonio Carlo Ponti ha scritto di Tobagi: “C’era una volta… uno statista! No, c’era una volta un eroe. Un giovane, partito con la famiglia di modeste estrazione da S. Brizio, un pugno di case alle porte di Spoleto”. Ebbene, quel pugno di case prende il nome dal primo vescovo di Spoleto, Brictius. Anche la splendida chiesa romanica – datata dall’architetto Roberto de Rubertis de La Sapienza alla fine dell’anno 1000 – è dedicata al Santo. Domenica 8 novembre la comunità ha accolto il 116° successore di S. Brizio, mons. Renato Boccardo, che si è raccolto in preghiera dinanzi alla reliquia ex ossibus del suo primo predecessore e ha celebrato la messa. Nella cripta della chiesa è stato conservato il corpo del Santo fino al passaggio dei napoleonici e degli iconoclasti che lo hanno trafugato. Da quel momento non ci sono più notizie sulle spoglie mortali di Brizio. Grazie alla determinazione del parroco don Ernesto Broglioni, nel 2004 è tornata a San Brizio una reliquia del Santo. Interessante la storia. Don Brizio Casciola, parroco di Montefalco negli anni ’30 del ’900 – molto devoto del primo vescovo di Spoleto, di cui portava il nome – chiese ed ottenne dal Vaticano una reliquia di Brizio. Alla sua morte, i parenti vendettero tutte le cose preziose del sacerdote, compresa la reliquia. Don Ernesto Broglioni incaricò il giornalista di Montefalco Caterino Morici di darsi da fare per ritrovarla. Fatte le doverose ricerche, si scoprì che si trovava presso un antiquario di Cosenza. Questi l’ha donata alla parrocchia di S. Brizio, chiedendo di celebrare due messe l’anno secondo le sue intenzioni. Ora si trova all’interno della chiesa, nel presbiterio, in uno scrigno artistico in ferro battuto, fatto a mano dall’artigiano spoletino Sauro Medori. Brizio fu ordinato vescovo direttamente da san Pietro, poco prima del suo martirio, nel carcere mamertino di Roma, intorno al 54-55 d.C. È l’unico dei vescovi umbri dell’èra apostolica a non essere stato martirizzato, pur avendo subito molte torture. Nella chiesa, di puro stile romanico, c’è un pavimento unico al mondo (la definizione è di Vittorio Sgarbi): un disegno cosmatesco realizzato con mattoni di cotto rossi e gialli. Ci sono anche affreschi del 1300-1400 della scuola del Maestro di Eggi.
Il Vescovo al paese del “capostipite” san Brizio
Mons. Renato Boccardo visita la parrocchia di San Brizio, primo vescovo di Spoleto
AUTORE:
Francesco Carlini