Quando inizia la messa quotidiana, i banchi non sono pieni. Raccolti tutti insieme, i presenti non ne riempirebbero due. Ma ognuno occupa sempre lo stesso posto, a sinistra o a destra, più o meno vicino a seconda dell’opinione che ha dei propri meriti (e forse di quelli degli altri)… una maggioranza di donne, di ogni età, tre signori in pensione, due coppie, un giovane. È la Chiesa di oggi? Se l’osservatore si ferma ai gesti, non vedrà che routine e ripetizione: il prete legge come sempre la Parola di Dio, i fedeli si alzano e si siedono come un sol uomo, rispondono con abitudine ed assumono un atteggiamento meditativo dopo il Vangelo (non c’è omelia) e dopo la comunione. In verità, quanto avviene è fondamentale. Questi sono fedeli tra i fedeli. Non sono obbligati ad essere là, ne hanno il desiderio e ne sentono l’esigenza. Non debbono scegliere, come tanti la domenica, la loro chiesa, né la loro messa, né il loro prete. Non sono né specialmente invitati né attentamente guardati. Sono la “permanenza” della Chiesa, di quella più umile, forse la più ignorata. Sappiamo bene che, dopo la miseria del Getsemani duemila anni fa, gli uomini non hanno vissuto neanche un minuto senza che, in qualche parte del mondo, una preghiera non abbia preso la successione di un’altra; il suo profumo non ha cessato un solo istante di salire davanti al trono dell’Altissimo. Ma si pensa spesso alle veglie oranti dei monasteri o alle ore di adorazione del Santissimo Sacramento; si pensa poi alle preghiere che nascono spontaneamente nel cuore, di volta in volta, contemplando un paesaggio, esperimendo la sofferenza o rallegrandosi nella felicità. Non ci si ferma mai al ruolo della messa settimanale in cui, davanti ad uno sparuto gruppo di casalinghe che si alzano presto, l’eucarestia rinnova ogni giorno la faccia della terra. Fuori, il mondo può agitarsi, sbagliare, fare la guerra o fare affari: le poche donne che si inginocchiano nelle cappelle feriali delle nostre chiese, con accanto la borsa della spesa, sono sufficienti ad assicurare l’incontro e lo scambio vitale tra Dio e l’umanità: Dio, infatti, non può rifiutare loro nulla giacché le prove ed i compiti più umili hanno forzato il suo ascolto. Esse portano in qualche modo il peso del peccato del mondo e lo depongono fiduciose ogni mattina sui gradini dell’altare, prima di ripartire alla loro fatica quotidiana, esse stesse liberate e rigenerate. I fedeli della messa settimanale sono nel cuore di Dio perché fanno pulsare il cuore della Chiesa. La loro costanza e la loro povertà alimenta di giorno in giorno la misteriosa reazione nucleare che realizza, nell’incontro tra la nostra fede ed il ministero del sacerdote, la trasformazione delle nostre vite.
Il valore della messa infrasettimanale
Parola di vescovo
AUTORE:
Renato Boccardo