Il turismo in Umbria deve puntare sulla cultura

Economia. Forum promosso dalla Camera di commercio di Perugia
Turisti a Perugia davanti all'ingresso di Palazzo dei Priori

L’industria culturale come “leva del turismo” in Umbria: se ne è parlato martedì scorso all’ultimo forum promosso dalla rivista Obiettivo impresa della Camera di commercio di Perugia. Il turismo è una delle carte vincenti da giocare per uscire dal tunnel della crisi economica ma – è stato sottolineato – sembra mancare la consapevolezza che sono proprio i beni artistici, le chiese, i musei, le città d’arte e gli antichi borghi medievali la principale attrattiva turistica della regione.

Nell’ultima edizione della Borsa del turismo di Milano – ha detto l’assessore regionale al Turismo Fabrizio Bracco – sono stati circa 1.200 le schede compilate dai visitatori dello stand dell’Umbria, ed il 60 per cento hanno indicato proprio il patrimonio culturale come principale motivo per il quale il turista sceglie di venire nella nostra regione.

Josep Ejarque, esperto di marketing turistico, ha sottolineato che l’Umbria ha “una materia prima di grande qualità, ma ancora grezza”. Francia, Germania, Inghilterra “utilizzano la cultura per l’indotto economico che genera”; l’Italia e l’Umbria non hanno saputo sfruttare questo “valore aggiunto”. C’è in genere – ha proseguito – una difficoltà di dialogo tra mondo culturale, troppo ancorato alla conservazione, e quello turistico, che invece punta solo allo sfruttamento. In entrambi i mondi manca insomma la visione di una cultura come investimento economico. È cambiato anche il turista – ha detto l’esperto – ma in troppi non se ne sono accorti. “I giovani non conoscono il Colosseo sui libri di scuola, ma in molti l’hanno visto per la prima volta su uno schermo in 3D con i gladiatori in azione”.

Gli studenti dell’Università per Stranieri – ha detto il rettore Stefania Giannini – vogliono potere conoscere tutto dell’Umbria, “da Pintoricchio alle lenticchie di Castelluccio”. Anche la cucina ha infatti una grande capacità di attrazione, ha rilevato il giornalista enogastronomico Luigi Cremona. Eugenio Guarducci, l’inventore di Eurochocolate, ha lanciato l’idea di una grande manifestazione regionale con protagonisti vino, olio e tartufo. Per la quale ha già un nome: “Hollifood”.

Cosa fare dunque per adeguarsi a questa nuova realtà di un “turismo esperienziale” (come lo ha definito Ejarque) che vuole vivere le atmosfere dei musei, delle chiese ma anche delle cantine e dei ristoranti? Tanti i suggerimenti, le proposte e le raccomandazioni nel corso dei lavori del forum. Un incontro però poco affollato – come ha rilevato con rammarico il presidente della Camera di commercio di Perugia, Giorgio Mencaroni – per la scarsa partecipazione di operatori turistici ed amministratori locali. Tutti gli intervenuti hanno concordato sulla necessità di salvaguardare il territorio ed i beni artistici da uno sviluppo urbanistico disordinato, di un maggiore coordinamento e di più sinergia. L’Umbria insomma deve essere promossa nel suo insieme, e non con le tante e spesso inutili iniziative di singoli comuni, consorzi ed enti vari.

Parole più rassicuranti sono giunte dal direttore regionale dei Beni culturali ed artistici Francesco Scoppola: “È vero, dobbiamo fare ancora molta strada, ma siamo avanti. I musei, i beni artistici ed i monumenti dell’Umbria sono visitati ogni anno da 7 milioni di persone. In Italia, e non solo, siamo già nel gruppo di testa”.

Alcuni dati

L’Umbria è una regione con appena 900 mila abitanti, la popolazione di un paio di quartieri di una grande città, ma ha 120 musei, tra pubblici e privati, e 104 biblioteche. La maggior parte dei turisti arrivano in Umbria dal Lazio ed in particolare da Roma, magari solo per un fine settimana o per visitare una mostra o assistere ad uno dei tanti festival. Al secondo posto nella classifica della provenienza ci sono i turisti dei Paesi del Nord Europa e Stati Uniti e Canada. I dati del 2011 hanno visto presenze ed arrivi aumentare nel complesso di circa il 7 per cento, mentre i turisti stranieri sono cresciuti dell’11 per cento. Dunque in Umbria ci sono tutte le premesse per fare crescere ancora il turismo, tanto che il quotidiano economico Il Sole 24 Ore – come ha ricordato l’assessore Bracco – ha collocato l’Umbria fra le tre regioni italiane (con Puglia e Sicilia) con maggiori le prospettive di sviluppo nel settore. Se “cultura e turismo sono l’ossigeno della nostra economia” – ha detto il giornalista Federico Fioravanti che ha coordinato i lavori del forum – lo Stato italiano sembra non essersene accorto, tanto che gli investimenti per la cultura sono appena lo 0,18 del suo bilancio. Così, mentre la Gran Bretagna ha un “ritorno commerciale” dalla cultura per 78 miliardi di euro, con 850 mila posti di lavoro, l’Italia, con i suoi 44 siti Unesco, 4.500 musei ed il patrimonio culturale più vasto del pianeta, ne ricava soltanto 36 miliardi, occupando 470 mila persone. “In Italia – ha commentato l’assessore Bracco – la cultura è stata utilizzata solo per ottenere consensi”. “È sconcertante – ha detto il rettore dell’Università per Stranieri Stefania Giannini – che nessuna forza di governo abbia mai messo la cultura al centro della sua azione. Ormai tra cultura e politica si è consumato il divorzio”. Bruno Bracalente, presidente della Fondazione per la candidatura di Perugia ed Assisi a Capitale europea della cultura nel 2019, ha citato i dati di una ricerca sulla valutazione dell’impatto economico che nel 2008 hanno avuto tre grandi eventi culturali in Umbria: la mostra sul Pintoricchio, quella della Fondazione Cassa di risparmio di Perugia dal titolo “Da Corot a Picasso, da Fattori a De Pisis” ed Umbria Jazz. Ebbene – ha detto – solo questi tre eventi hanno prodotto un reddito per l’economia locale di 11 milioni di euro, pari a quello di un’azienda di 500 operai. La candidatura di Perugia ed Assisi a Capitale europea della cultura – ha detto in particolare il prof. Bracalente – è una grande opportunità, anche se non sarà vincente (sono 20 le città in lizza). In tempi in cui la politica si limita a gestire il presente – ha proseguito – per Perugia ed Assisi sarà l’occasione di uno sforzo di progettazione del loro futuro: sviluppo urbanistico, vocazione ed identità delle due città e territorio.

AUTORE: Enzo Ferrini