Non si può dire, come recita un detto popolare, che più si è piccoli più si è litigiosi, perchè anche i grandi bisticciano. Ma si può dire che se i grandi se lo possono anche permettere, si fa per dire, i piccoli, litigando tra loro sono destinati al peggio. Molti ancora non l’hanno capito che l’Umbria è piccola, che deve fare sistema, deve raccogliere tutte le sue risorse, metterle insieme per ottenere risultati soddisfacenti, pena la sparizione e la spartizione. Gli umbri devono sentirsi uniti dalla Alta Valle del Tevere fino alle propaggini del Lazio, dalla nobile e aspra montagna norcina alla suggestiva toscaneggiante terra orvietana. La polemica sulla rappresentanza territorialeLa rappresentanza territoriale uscita dalle elezioni regionali è certamente squilibrata e deve essere corretta, non adesso che i dadi sono tratti, ma nella programmazione dei partiti, nella scelta dei candidati e nell’orientamento dei cittadini. La questione infatti si ripresenterà per le elezioni politiche del prossimo anno. Al fondo si deve poi tenere presente la norma che l’eletto è prima di tutto a servizio di tutti e poi a servizio del proprio collegio. Non viceversa, tenendo conto non dell’affetto campanilistico, pur giustificabile se contenuto in termini fisiologici, ma del servizio alla collettività per il quale è, tra l’altro, retribuito e con una particolare attenzione alle emergenze che l’Umbria presenta. Gli estremiC’è anche da dire che una comunità territoriale non può considerarsi rappresentata da candidati eletti che appartengono all’estrema sinistra o all’estrema destra. Se ciò avviene ci troviamo di fronte ad un voto ideologico e non amministrativo e neppure politico in senso moderno, cioè funzionale alla risoluzione dei problemi dei cittadini. E allora non si venga poi a lamentare che il territorio non è rappresentato. Il ceto medio e moderato dovrebbe riscoprire la propria radicazione territoriale, fecendo scelte coerenti e lasciando da parte ‘spenti simboli di tempi morti’ che in Umbria stentano a spegnersi e a morire.