Il severo insegnamento che dà il terremoto

Le tragiche vicende del terremoto in Emilia hanno fatto allontanare, se non scomparire, quella nube deprimente della crisi economica, con il suo terribile strascico di suicidi. Non c’è bisogno di darsi la morte o cercarla: essa è presente in mille modi e si presenta in tante diverse circostanze, oltre all’appuntamento naturale secondo il calcolo dei giorni. Il Salmo 89 suggerisce: “Insegnaci a contare i nostri giorni, e giungeremo alla sapienza del cuore”. Ma di fronte al terremoto si è sempre impreparati: arriva quando meno te lo aspetti, non sai come difenderti e dove fuggire, ti distrugge le cose più importanti e care, uccide persone innocenti. In Umbria questa sofferenza si percepisce con particolare intensità per il ricordo di terremoti del passato, l’ultimo del 1997 che ha interessato vaste zone della regione e ha causato la morte di quattro persone, due frati e due tecnici dentro la Basilica di San Francesco, al più recente, circoscritto a piccole frazione del Comune di Marsciano del 2009, ancora in attesa della ricostruzione. Forse però per la prima volta, senza mezzi termini, si è detto che tutto il territorio nazionale è a rischio sismico, e che gli scienziati non sanno prevedere e quindi prevenire i terremoti. Le conoscenze che si hanno sono di tipo storico, statistico, descrittivo, ipotetico, ben lontane da quelle certezze che si attribuiscono e si chiedono alla scienza. L’unica difesa che noi abitanti della terra possiamo garantirci è una casa e edifici sicuri, capaci di resistere all’urto dell’onda sismica. Lo aveva detto Gesù, anche se in verità parlava di pioggia e di venti: la casa fondata sulla roccia resiste, la casa fondata sulla sabbia crolla. Eppure si continua a costruire con leggerezza e superficialità, per risparmiare. E’ mortificante la storia dei capannoni crollati. Al conto, in questo momento si hanno 17 morti, 350 feriti 14 mila sfollati. Tra i morti due operai stranieri e un prete. Morti come gli altri. Il dolore, la commozione è uguale per tutti. Forse si portano dietro un messaggio da non sottovalutare quando si parla di stranieri e anche quando si parla di preti e religione. Il terremoto, come il naufragio, rappresenta una cruda e dolorosa fenditura sulle sicurezze della vita umana e nello stesso tempo, suscita uno slancio di generosità e di impegno per liberare quelli che sono sepolti sotto le macerie e ricostruire quello che è crollato. In questa fase si corrono rischi di lamentele e discordie, quando invece servono collaborazione e convergenza di intenti nella ricerca dell’interesse generale. E’ il pericolo di chi avendo perduto tutto finisce per perdere la testa. In Emilia ciò non succederà, Si è da subito notata una grande voglia di riprendere la vita di sempre, che, come qualcuno ha notato, può essere stata la causa di morte di alcune di quelle vittime. In occasione della festa della Repubblica, 2 giugno, non può mancare una augurio: nella disgrazia, il terremoto dia una scossa a tutti i cittadini di questo benedetto Paese perché ognuno si impegni a fare qualcosa di buono per sé e per la comunità nazionale, scrollandosi di dosso pigrizie, egoismi, sospetti e quella litigiosità inutile e pretestuosa, troppo strillata e montata nei massmeda di tutte le forme.

AUTORE: Elio Bromuri