Nei giorni scorsi abbiamo celebrato la solennità del Corpo e del Sangue del Signore. La storia della Chiesa è segnata da una attenzione amorosa al mistero eucaristico, al fatto cioè che in questo sacramento Gesù Cristo è presente nel pane consacrato, nella totalità del suo essere umano e divino, e che noi, accostandoci all’altare, riceviamo Gesù come Signore della nostra vita e cibo per l’eternità.Per noi cristiani, però, l’eternità non è un punto di partenza che inizia dopo la morte, quando la tenda del nostro corpo mortale sarà smontata; da quando in Cristo l’eterno ha fatto irruzione definitiva nella fugacità del tempo, il tempo ha acquistato dimensioni di eternità e l’uomo in genere, e il cristiano in specie, sono chiamati a realizzare fin d’ora questa realtà. Perché ciò sia possibile, Cristo rimane accanto a noi, perché lo possiamo incontrare ogni volta che vogliamo, e perché ogni volta che ci sediamo alla mensa della vita possiamo capire che solo donandoci ritroviamo la gioia della fraternità. Ma tutto questo non ha senso se non consideriamo che Gesù eucaristia è con noi e – se vogliamo – in noi, per essere il cibo della Chiesa, comunità in continuo divenire che, mentre si riallaccia al Cenacolo, tende verso cieli nuovi e terra nuova, e sarà completa quando il velo sarà spezzato e l’uomo potrà contemplare l’Amore. Nell’eucaristia (il pane che ci è dato; il sangue che per noi è versato) è il noi della comunità che fonda il rapporto personale del credente con Gesù e non viceversa, sì che i singoli che se ne cibano sono uniti alla comunità dell’unico Corpo spirituale di Cristo (1Cor 10,16ss) e in essa attuano ciò che l’eucarestia deve significare: amore al Padre e ai fratelli, invocazione ed accoglienza del perdono, pazienza e sostegno nel cammino verso la pienezza della vita, liberazione da ogni egoismo, rifiuto di ogni manipolazione dell’uomo, rispetto delle diversità, nell’unica grande comunione della vita e dell’amore. Celebrare la festa del Corpo e del Sangue del Signore significa celebrare la vita che in quel Corpo si esprime in pienezza (pur se in umiltà) e lottare perché la vita trionfi in questo mondo che sembra rifiutare Dio, ma in cui Dio è rimasto perché esso sia riempito con l’eterno splendore della verità. Celebrare la festa del Corpo e del Sangue del Signore significa credere esistenzialmente che Lui rimane con noi perché la sera della vita (dell’uomo e del mondo) non sia preludio di morte e anticipo del nulla, ma passaggio verso il banchetto della vita. Celebrare la festa del Corpo e del Sangue del Signore significa continuare a testimoniare nel mondo e di fronte al mondo che Dio vuol bene all’uomo e gli rimane accanto sempre, anche se l’uomo può rifiutarlo. Ma finché Dio rimane con noi, la speranza del bene continuerà a riscaldare il cuore dell’umanità e la fraternità non sarà una parola vuota ma una speranza da realizzare, giorno per giorno.
Il senso della festa del Corpus Domini
parola del vescovo
AUTORE:
† Renato Boccardo