Il segnale è arrivato

Il segnale è arrivato. I dettagli saranno poi meglio noti e, dunque, meglio analizzabili. Ma il segnale è arrivato, chiaro e forte. All’Europa, prima di tutto. Confusa e frastornata, la leadership dell’Eurozona ha bisogno dell’Italia, non solo per tenere la sostenibilità dell’euro, ma anche e soprattutto per consolidare definitivamente questa realtà così cruciale. C’è bisogno dell’Italia per fare l’Europa, e l’Italia deve essere in grado di giocare la sua partita.
Il segnale è arrivato anche al sistema politico italiano: il Governo “tecnico” ha saputo parlare alle tre maggiori gambe della sua maggioranza e alle parti sociali, dando così corpo a quella fase politica intermedia che dovrà portare a riarticolare l’offerta con la prossima legislatura. Infine, ma è forse la cosa decisiva, il segnale è arrivato anche ai cittadini, che hanno bisogno di fiducia, avere fiducia nei propri mezzi per poter lavorare e avere fiducia nei governanti.
Certo su tutti e tre questi versanti c’è moltissimo da fare. C’è da riarticolare l’Unione europea e, in particolare, l’Eurozona, c’è da avviare la ristrutturazione del sistema politico e c’è da lavorare sulla coesione sociale, cioè sul sistema-Paese. C’è molto da lavorare sul piano dei conti, della distribuzione e redistribuzione dei carichi, sulle prospettive dello sviluppo e sullo stile di gestione e di servizio della leadership.
Qualche giorno fa quella sorta di autocoscienza collettiva che annualmente il Censis propone aveva certificato una sorta di blocco, fragilità e disorientamento. Aveva certificato però anche che i fondamentali restano, così come le risorse essenziali presenti nella società italiana, anche se a rischio progressiva erosione.
Il segnale è arrivato, ma la strada è lunga e ardua per tutti. La disponibilità ai duri sacrifici che questo “grande Paese”, come giustamente è stato definito ancora una volta da Mario Monti, oggi offre – che, in particolare, offre quel ceto medio allargato che ne rappresenta la spina dorsale – ha precise condizioni. Le ha illustrate lo stesso Presidente del Consiglio quando ha rivendicato una prospettiva lunga pur nella brevità dei limiti temporali di questa legislatura. Così le parole-chiave servizio, responsabilità, condivisione, coesione, giustizia, equità, libertà diventano anche criteri di giudizio per valutare il governo e la politica. E anche per auto-valutarci, tutti e ciascuno. In un sistema connesso e globalizzato, infatti, tutti contano, tanto.


AUTORE: Agenzia Sir