Il salutare “scandalo” della Misericordia

ANNO SANTO. Il significato dell’evento nelle parole della bolla ufficiale di indizione di Papa Francesco
“San Francesco di fronte al Crocifisso” (Assisi, basilica)
“San Francesco di fronte al Crocifisso” (Assisi, basilica)

Misericordiae vultus: si apre con queste parole la bolla di indizione dell’Anno santo straordinario voluto da Papa Francesco. Un Volto che, come lui stesso insegnò durante la visita all’Istituto Serafico di Assisi, non è misericordioso nel senso di “innocuo” ma è il volto del Crocifisso, scandalo per il mondo edonista e superficiale, e scandalo addirittura per la Chiesa. “Gesù Cristo – scrive Papa Bergoglio – è il volto della misericordia del Padre. Il mistero della fede cristiana sembra trovare in questa parola la sua sintesi. Essa è divenuta viva, visibile e ha raggiunto il suo culmine in Gesù di Nazareth. Il Padre, ‘ricco di misericordia’ (Ef 2,4), dopo aver rivelato il Suo nome a Mosè come ‘Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà’ (Es 34,6), non ha cessato di far conoscere in vari modi e in tanti momenti della storia la Sua natura divina. Nella pienezza del tempo (Gal 4,4), quando tutto era disposto secondo il Suo piano di salvezza, Egli mandò suo Figlio nato dalla Vergine Maria per rivelare a noi in modo definitivo il Suo amore. Chi vede Lui vede il Padre (cfr Gv 14,9). Gesù di Nazareth con la sua parola, con i suoi gesti e con tutta la sua persona rivela la misericordia di Dio”.

Se questo vale per Dio, di conseguenza vale anche per la Chiesa: “L’architrave – scrive il Pontefice al n. 10 – che sorregge la vita della Chiesa è la misericordia. Tutto della sua azione pastorale dovrebbe essere avvolto dalla tenerezza con cui si indirizza ai credenti; nulla del suo annuncio e della sua testimonianza verso il mondo può essere privo di misericordia. La credibilità della Chiesa passa attraverso la strada dell’amore misericordioso e compassionevole”. Quindi un mea culpa, meno tragico dei mea culpa espressi da altri Papi, ma si tratta di un “male della Chiesa” la cui gravità consiste proprio nella sua diffusione a macchia d’olio: “Forse per tanto tempo abbiamo dimenticato di indicare e di vivere la via della misericordia. La tentazione, da una parte, di pretendere sempre e solo la giustizia ha fatto dimenticare che questa è il primo passo, necessario e indispensabile, ma la Chiesa ha bisogno di andare oltre per raggiungere una meta più alta e più significativa… Senza la testimonianza del perdono, rimane solo una vita infeconda e sterile, come se si vivesse in un deserto desolato. È giunto di nuovo per la Chiesa il tempo di farsi carico dell’annuncio gioioso del perdono. È il tempo del ritorno all’essenziale, per farci carico delle debolezze e delle difficoltà dei nostri fratelli. Il perdono è una forza che risuscita a vita nuova e infonde il coraggio per guardare al futuro con speranza”.

Il cammino di conversione per tornare dal Padre misericordioso, come fece il “figliol prodigo”, è per definizione il pellegrinaggio. Il quale (n. 14) “è un segno peculiare nell’Anno santo, perché è icona del cammino che ogni persona compie nella sua esistenza… Attraversando la Porta santa, ci lasceremo abbracciare dalla misericordia di Dio e ci impegneremo a essere misericordiosi con gli altri come il Padre lo è con noi”.

È lo stesso Gesù a indicare le tappe: “Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio” (Lc 6,37-38). “Misericordiosi come il Padre, dunque, è il ‘motto’ dell’Anno santo. Nella misericordia abbiamo la prova di come Dio ama. Egli dà tutto se stesso, per sempre, gratuitamente, e senza nulla chiedere in cambio. Viene in nostro aiuto quando lo invochiamo… Egli viene a salvarci dalla condizione di debolezza in cui viviamo. E il Suo aiuto consiste nel farci cogliere la Sua presenza e la Sua vicinanza”.

Poi, un riagganciarsi al tema-chiave che ha segnato il suo pontificato fin dai primordi (n. 15): “In questo Anno santo potremo fare l’esperienza di aprire il cuore a quanti vivono nelle più disparate periferie esistenziali, che spesso il mondo moderno crea in maniera drammatica. Quante situazioni di precarietà e sofferenza sono presenti nel mondo di oggi! Quante ferite sono impresse nella carne di tanti che non hanno più voce perché il loro grido si è affievolito e spento a causa dell’indifferenza dei popoli ricchi. In questo Giubileo ancora di più la Chiesa sarà chiamata a curare queste ferite, a lenirle con l’olio della consolazione, fasciarle con la misericordia e curarle con la solidarietà e l’attenzione dovuta. Non cadiamo nell’indifferenza che umilia, nell’abitudinarietà che anestetizza l’animo e impedisce di scoprire la novità, nel cinismo che distrugge!”.

Infine, c’è la dimensione del dialogo interreligioso. “La misericordia – spiega il Santo Padre – possiede una valenza che va oltre i confini della Chiesa. Essa ci relaziona all’Ebraismo e all’Islam, che la considerano uno degli attributi più qualificanti di Dio. (…) Questo Anno Giubilare vissuto nella misericordia possa favorire l’incontro con queste religioni e con le altre nobili tradizioni religiose; ci renda più aperti al dialogo per meglio conoscerci e comprenderci; elimini ogni forma di chiusura e di disprezzo ed espella ogni forma di violenza e di discriminazione”.

Avrà successo, il Giubileo? Il Papa fornisce un metodo di controllo: “È mio vivo desiderio che il popolo cristiano rifletta durante il Giubileo sulle opere di misericordia corporale e spirituale. Sarà un modo per risvegliare la nostra coscienza spesso assopita davanti al dramma della povertà e per entrare sempre di più nel cuore del Vangelo, dove i poveri sono i privilegiati della Misericordia divina. La predicazione di Gesù ci presenta queste opere di misericordia perché possiamo capire se viviamo, o no, come suoi discepoli”.

 

Calendario dell’anno santo: Date ed eventi speciali 

L’Anno santo della Misericordia si aprirà l’8 dicembre prossimo, solennità dell’Immacolata Concezione, nel 50° della conclusione del Concilio Vaticano II. Non si tratta di pura casualità: cinquant’anni fa la chiusura del Concilio segnava una nuova stagione per la Chiesa, che tornava ad aprirsi verso il mondo.

La domenica successiva, 13 dicembre, verrà aperta la Porta santa nella “cattedrale di Roma”, la basilica di San Giovanni in Laterano. Successivamente, si aprirà la Porta santa nelle altre basiliche papali. “Nella stessa domenica – prosegue Bergoglio – stabilisco che in ogni Chiesa particolare, nella cattedrale… oppure nella concattedrale o in una chiesa di speciale significato, si apra per tutto l’Anno santo una uguale porta della Misericordia”.

Il Giubileo straordinario si concluderà nella solennità di Cristo Signore dell’universo, 20 novembre 2016. Speciale rilievo avrà il periodo di Quaresima 2016, da vivere “più intensamente come momento forte per celebrare e sperimentare la misericordia di Dio”.

In particolare, il Papa ripropone l’iniziativa “24 ore per il Signore”, “da celebrarsi nel venerdì e sabato che precedono la IV domenica di Quaresima, è da incrementare nelle diocesi. Tante persone si stanno riavvicinando al sacramento della riconciliazione, e tra questi molti giovani, che in tale esperienza ritrovano spesso il cammino per ritornare al Signore, per vivere un momento di intensa preghiera e riscoprire il senso della propria vita”.

Inoltre, sempre in Quaresima “ho l’intenzione di inviare i missionari della Misericordia… Saranno sacerdoti a cui darò l’autorità di perdonare anche i peccati che sono riservati alla Sede apostolica, perché sia resa evidente l’ampiezza del loro mandato. Saranno soprattutto segno vivo di come il Padre accoglie quanti sono in ricerca del Suo perdono”.

 

AUTORE: D. R.