Mons. Liberio Andreatta, amministratore delegato dell’Opera romana pellegrinaggi, è venuto sabato scorso a Perugia per un incontro organizzato dall’Azienda di promozione turistica dell’Umbria, al quale hanno partecipato l’amministratore dell’Apt Stefano Cimicchi, gli assessori al Turismo di Perugia, Ilio Liberati, e di Terni, ed inoltre Mario Fagotti, presidente della società dell’aeroporto di Sant’Egidio, l’assessore regionale alla Cultura Silvano Rometti e altri operatori del turismo. La presenza di mons. Andreatta è importante per la semplice ragione che l’Umbria rappresenta un’importante fetta del turismo religioso italiano ed europeo, di cui si deve prendere coscienza e che può e deve essere però potenziato e sostenuto con le necessarie infrastrutture. Particolare interesse è stato puntato sull’aeroporto di Sant’Egidio, per il quale la Finanziaria ha stabilito un finanziamento di 25 milioni, cui la Regione ha aggiunto altri 10 milioni. Potenziare l’aeroporto con le opere che si rendono necessarie è una condizione essenziale per farne uno snodo per tutto il turismo che viene da lontano e si riversa sull’intera regione e oltre. Mons. Andreatta ha notato che il turismo religioso muove milioni di persone: solo a Roma arrivano ogni anno 40 milioni di pellegrini, che, secondo il monsignore, potrebbero essere in gran numero indirizzati nella vicina Umbria, così ricca di richiami di santità e misticismo. Altra interessante opportunità, che mette insieme spiritualità ed economia nella riflessione di Andreatta, è che il pellegrino è diverso dal turista mordi e fuggi: è una persona dal passo lento e dalla permanenza prolungata. Da ciò traggono vantaggio anche le presenze negli alberghi. Non è una novità. Da tempo in Umbria, almeno dal Giubileo del 2000, si è discusso di questi temi, e noi stessi, come settimanale cattolico regionale, abbiamo pubblicato una collana sotto il titolo ‘Itinerari della santità’ in collaborazione con la Regione, illustrando cinque percorsi: quello benedettino, romualdino, francescano, della santità femminile e quello dell’eucaristia. Oggi questo discorso cade in un momento difficile per Perugia e per l’Umbria, da tempo sotto i riflettori per vicende negative. È certo che nulla può offuscare la storia e l’arte che ci vengono dal passato, ma è anche vero che alla facciata sacra della regione è necessario che corrisponda il buon nome della sua gente e la riconosciuta vivibilità delle sue città. Alla cura dei monumenti, pertanto, si deve accompagnare un rispettabile livello di vita collettiva, un ambiente sano, sicuro ed accogliente, come, d’altra parte, è stato nella lunga tradizione di questa terra, scelta da molti stranieri non solo come luogo di passaggio, ma come propria residenza di lungo periodo.