Soprattutto negli esercizi commerciali sta avvenendo la graduale eliminazione del riposo domenicale, che sembra riguardare anche il giorno di Pasqua. Non possiamo non richiamare l’attenzione di tutti sullo sconcio che in nome del profitto sta avvenendo, anche a danno degli addetti ai servizi. Il problema della dissacrazione della domenica non riguarda solo i credenti, ma tutti i lavoratori. Della domenica ha parlato Papa Benedetto XVI nella sua recente esortazione postsinodale Sacramentum caritatis. La domenica per tutti i cristiani del mondo è la ‘Pasqua settimanale’. E la Pasqua, come tutti sanno, è il giorno più sacro e prezioso che ci sia; in esso ricordiamo l’evento più importante della vita di Gesù e nostra: la sua risurrezione da morte. Giorno di festa, quindi, e perciò giorno dell’uomo, giorno della gioia, dell’amicizia, della solidarietà, della libertà, della famiglia. Come dice Papa Benedetto, ‘da questa festa primordiale scaturisce un modo nuovo di vivere il tempo, le relazioni, il lavoro, la vita e la morte. È particolarmente urgente ricordare oggi che la domenica, giorno del Signore, è anche il giorno del riposo dal lavoro. Ci auguriamo che esso sia riconosciuto come tale anche dalla società civile, così che sia possibile essere liberi dalle attività lavorative senza venire per questo penalizzati. Il riposo domenicale costituisce una relativizzazione del lavoro, che viene finalizzato all’uomo: il lavoro è per l’uomo, non l’uomo per il lavoro. E questo principio è una tutela offerta al lavoratore stesso, che risulta così emancipato da ogni possibile forma di schiavitù’ (n. 74). Non vogliamo con questo mortificare le imprese, ma va detto con forza che il valore della persona non può essere asservito al mercato. È talmente vera questa schiavitù e questa alienazione che il riposo settimanale nel giorno di domenica è stata una delle prime conquiste nelle lotte dei lavoratori: non va quindi rinnegata a cuor leggero. Lavorare poi nel giorno sacro di Pasqua, che è la madre di tutti i giorni di riposo, equivale a fare un autentico harakiri. Il riposo festivo dalle attività lavorative fa da spartiacque tra il mondo della schiavitù, nel quale i lavori pesanti erano imposti ogni giorno agli schiavi, e il mondo degli uomini liberi, che in antico erano solo i padroni, i quali passavano il loro tempo nelle attività ricreative, amicali, culturali. La Chiesa con la prescrizione del riposo festivo ha certamente favorito processi di liberazione. In antico, ad esempio, le feste patronali statutarie, in cui contadini e operai erano esonerati dai lavori servili, erano di fatto le ‘ferie dei poveri’. In alcune città di tali feste ce ne furono molte, e non sempre per un eccesso di devozione…
Il riposo settimanale
AUTORE:
' Giuseppe Chiaretti