Il Punto – Salvare le banche, perché

Come ha potuto l’Europa dominare il resto del mondo per quattro secoli e mezzo, quasi cinque (diciamo dal Rinascimento alla seconda guerra mondiale)? Ci è riuscita perché grazie alle sue basi culturali ha messo in moto una straordinaria spirale di innovazioni scientifiche e tecnologiche, ma anche sociali, organizzative, economiche e politiche. Fra le tante invenzioni, come quelle del telescopio e dei motori, è stata essenziale anche l’invenzione delle banche. Piaccia o non piaccia, per produrre ci vogliono le fabbriche, per aprire le fabbriche ci vogliono i capitali di investimento e per avere i capitali ci vogliono le banche, che raccolgono i soldi dai piccoli risparmiatori e li prestano a chi ha progetti da realizzare. La benzina che fa girare il motore dell’economia, più che il denaro, è il credito.

Ma la parola credito è sinonimo di fiducia. Nessuno si priverebbe dei suoi soldi, pochi o molti che siano, per metterli in banca contro un interesse trascurabile (oggi nullo) se non fosse sicuro al cento per cento di riaverli indietro quando ne avrà bisogno. Dunque dare ai risparmiatori una garanzia di ferro non è solo moralmente doveroso verso di loro; è una necessità per l’interesse pubblico. Se dall’oggi al domani i risparmiatori decidessero tutti di ritirare i loro soldi, crollerebbe l’intero sistema: non (solo) quello delle banche ma quello dell’economia anzi l’intero stato sociale. Ecco perché gli Stati (tutti) si sono sempre preoccupati di “salvare le banche”. Ma questo riusciva meglio quando le banche erano di proprietà dello Stato e avevano amministratori avveduti e onesti (c’erano, c’erano).

Ormai l’ideologia della privatizzazione totale ha investito anche il mondo del credito (in Italia circa dal 1990) e si pone il problema se sia giusto che lo Stato spenda i soldi raccolti con le tasse per ripianare i buchi fatti da banchieri incapaci o peggio ladri. Tanto più che quei soldi lo Stato li dovrebbe sottrarre ad altre spese sociali. Come si vede sono scelte difficili e rischiose: quello che fai sbagli, direbbe mia nonna. Ecco perché oggi fra i governi europei si discute tanto di banche.

AUTORE: Pier Giorgio Lignani