Il Punto – Roma, meglio “no Olimpiadi”

Olimpiadi a Roma: sì o no? Dico la mia, per quello che conta (cioè niente), forte del fatto di avere visto Roma dall’interno per quasi quarant’anni, sperimentando metropolitane, autobus, taxi, auto blu, palazzi ministeriali, palazzi di giustizia, conventi e osterie. Dunque: Roma non ha affatto bisogno delle Olimpiadi per attirare visitatori. Già ci vengono in tanti, chi per vedere il Papa, chi per vedere il Colosseo, chi per mangiare a Trastevere, chi perché è il centro della politica e della burocrazia. Messi tutti insieme non sono “abbastanza”, forse, per le aspettative degli albergatori e dei ristoratori, ma sono certamente troppi per la capacità di accoglienza delle strutture e dei servizi pubblici. Infatti la notizia di questi giorni è che il Giubileo non ha portato lo sperato afflusso di pellegrini, anzi quest’anno i visitatori sono un po’ meno degli anni scorsi.

“E te credo!”, direbbero i romani. Ogni mattina un milione di persone si accalca alle fermate dei bus e della metropolitana per andare – magari in tempo – al lavoro e a scuola, ma non sanno quanto durerà l’attesa del loro mezzo, e non sanno neppure se, una volta che arrivi, loro riusciranno a salirci sopra. E lasciamo perdere l’immondezza dappertutto, il traffico soffocante, i sampietrini sconnessi che rendono penoso anche camminare a piedi, e tutte le infinite altre magagne. Insomma, una città inefficiente e ostile ai suoi stessi cittadini e ai pendolari che vengono dalla provincia. Figuratevi le sensazioni che provano i turisti che hanno visto Londra, Parigi, Bruxelles e Madrid, e che vorrebbero godersi una vacanza in santa pace.

Allora mi chiedo: una città che non è capace di gestire la più banale quotidianità, e di far funzionare i servizi più basilari, potrà gestire le Olimpiadi? I soldi che si butterebbero in impianti sportivi faraonici, destinati all’abbandono appena finite le Olimpiadi (vedi, al “Flaminio”, i capolavori di Nervi del 1960), metteteli per rimodernare la metropolitana e un po’ di strade. I costruttori e i loro operai guadagnerebbero lo stesso – se è a questo che si pensa – e la gente comune si avvicinerebbe a una vita quotidiana quasi normale.

AUTORE: Pier Giorgio Lignani