Già non c’era da essere molto ottimisti, ma gli eventi della settimana scorsa sono stati una mazzata. Il disastro ferroviario in Puglia. La strage di Nizza. Le sparatorie negli Stati Uniti, quasi un’assurda guerra fra neri (o afroamericani, come si dice adesso) e poliziotti. La misteriosa vicenda del fallito colpo di Stato in Turchia. Tutti questi fatti, e altri minori che adesso non nomino, disegnano uno scenario sempre più fosco. La strage di Nizza (84 morti, forse più, uccisi da un singolo fanatico) conferma che il terrorismo islamista opera ormai dovunque, può colpire chiunque e con qualunque mezzo; e che il verbo dell’odio può trasformare in un sicario qualsiasi squilibrato che, non essendo in pace con se stesso, non si sente in pace con il mondo. Le tensioni razziali in America possono degenerare ulteriormente; in un Paese nel quale chiunque, ma proprio chiunque, è legalmente autorizzato ad andare in giro con un’arma da guerra in tasca, è fatale che chi si sente appena insicuro sia indotto a sparare per primo “per legittima difesa”, anche se quello che lui vede come un avversario in realtà non ci pensa affatto. E non basta dire “fatti loro”. Perché, se in America degenera la società civile, degenera anche la politica; e a quel punto sono anche fatti nostri, con l’aggravante che possiamo solo stare a guardare. Sono fatti nostri – e di nuovo possiamo solo stare a guardare senza farci nulla – anche quelli che accadono in Turchia. Non siamo in grado di dire che cosa avrebbero fatto i militari ribelli se avessero preso il potere; e magari è un bene che non sia accaduto. Però è un fatto che Erdogan ha approfittato sùbito dell’occasione per dare un terrificante giro di vite, arrestando o cacciando, fra gli altri, migliaia di giudici, dalla loro Corte costituzionale in giù: segno che aveva già le liste pronte, per eliminare ogni ostacolo, anche legittimo, al suo potere dispotico. E questo è l’uomo che l’Europa considera suo “alleato”, e al quale si è affidata per liberarsi di problemi (come quello dei rifugiati) che non riesce a gestire per la sua incapacità di formulare scelte politiche di lungo respiro. Il futuro non ci promette nulla di buono.
Il Punto – Il mondo che ci si prospetta
AUTORE:
Pier Giorgio Lignani