Il ‘popolo delle biciclette’ è diventato esigente

L'Umbria va in Cina con le sue aziende specializzate e propone i suoi prodotti di alta tecnologia e del tessile

Il 2006 è l’anno dell’Italia in Cina. Confindustria Perugia e Confindustria Terni, dal 23 al 28 ottobre prossimi, saranno in Cina, in concomitanza con la settimana della cultura italiana. I primi imprenditori umbri che, quasi trenta anni fa, arrivarono in Cina incontrarono ‘il popolo delle biciclette’. Oggi, nelle caotiche metropoli della Cina, le biciclette sono state rimpiazzate da automobili, camion e moto che rendono l’ambiente frenetico, rumorosissimo e inquinatissimo. È la moderna e magmatica immagine di un Paese che cresce da decenni al ritmo di quasi il 10 per cento annuo (in Italia, attualmente, la crescita è zero). Dalle biciclette alla concorrenza all’ItaliaUno di quegli imprenditori umbri che ‘videro le biciclette’ è Angelantoni. Nel 1986 Angelantoni Industrie Spa (il gruppo conta adesso 650 dipendenti), azienda specializzata nelle tecnologie del freddo (basse e bassissime temperature, fino a meno 152′) e nella simulazione ambientale, era già nel vasto Paese asiatico. A Pechino nacque la Angelantoni Mechanical Equipment Co. (Amec), che oggi occupa 56 persone. La fortuna ‘cinese’ dell’azienda di Massa Martana è fondata sull’alta ed altissima tecnologia. ‘La Cina è oggi potente in quei settori merceologici che erano tradizionali cavalli di battaglia dell’Italia, come il tessile. Ma, sotto il profilo della tecnologia, l’Italia ha ancora molto da offrire ai cinesi’. Cina opportunità o Cina minaccia? ‘Per la mia azienda – continua Angelantoni – è stata un’opportunità, ma dipende da cosa si decide di intraprendere in Cina. Occorre individuare bene i propri fornitori cinesi, che non rispettano i nostri tradizionali standard di qualità, ma puntano su quantità di prodotto sfornate da una manodopera numericamente impressionante. Poi, in un Paese immenso, bisogna anche calcolare bene i propri tempi di approvvigionamento dalla rete dei fornitori’. L’Amec produce camere climatiche ed apparecchiature biomedicali per il mercato cinese e segue la vendita e la manutenzione delle apparecchiature del Gruppo Angelantoni installate in Cina. Tecnologia spaziale umbra alla Cina Angelantoni ha venduto alla Cina anche dieci simulatori spaziali per il collaudo di componenti satellitari; dal 19 al 21 aprile prossimi, Gianluigi Angelantoni parteciperà a Pechino alla Terza conferenza internazionale di fisica spaziale (SpacePart), organizzata dal ministero cinese della Scienza e della tecnologia e patrocinata dall’Istituto italiano di fisica nucleare (Infn). Cos’è che un’azienda italiana impegnata nell’alta tecnologia non trova ancora in Cina? ‘L’Amec ha difficoltà a reperire ingegneri ben preparati – conclude Angelantoni – anche se molti giovani cinesi si stanno formando in questi anni nelle facoltà di ingegneria europee. E poi non troviamo manager locali: in Cina, il nostro personale manageriale è, giocoforza, tutto italiano’. Tessile, no al ‘dumping cinese’ in EuropaAlvaro Brizi, proprietario della AngorBrizi Spa (l’azienda prepara il fiocco di angora, cashmere e seta da filare, fibre tessili ‘nobili’ ad uso dei più importanti stilisti) trascorre circa 150 giorni all’anno in Cina. Sua figlia Benedetta, laureata alla Bocconi e che parla il cinese, fa altrettanto. Un dato: AngorBrizi lavora 600 mila chili di cashmere ogni anno, su una produzione mondiale di 3 milioni. Alvaro Brizi guida un’azienda leader, che approdò in Cina dalla Fiera di Canton del 1977, perché là c’era il 90 per cento delle materie prime che cercava. ‘Ma – avverte – la Cina è terra riservata alle grandi aziende italiane e a quelle che puntano sull’eccellenza, come noi. Nel tessile, la piccola e media impresa italiana, attratta da una manodopera meno cara sin dalla fine degli anni ’90, ha rischiato e rischia drammaticamente in Cina: condiviso il know-how con soci cinesi, si vede copiare le proprie idee e perde importanti pacchetti di clienti’. Infine Brizi si appella all’Europa: ‘Le autorità di Bruxelles impediscano il dumpig cinese sul nostro mercato, ossia la vendita a prezzi inferiori rispetto a quelli delle nostre stesse produzioni tessili. Anche con appositi dazi. Ma lo facciano subito’.

AUTORE: Paolo Giovannelli