Il Patto per lo sviluppo dell’Umbria entra nella seconda fase: quali priorità emergono?

Necessaria la reale collaborazione tra tutti i soggetti coinvolti

Il ‘Patto per lo sviluppo’ è entrato nella sua seconda fase con la sottoscrizione del documento che ne indica gli obiettivi e i contenuti, affidati ai rappresentanti delle parti istituzionali, economiche e sociali. Il via è stato dato il 21 dicembre nel corso della riunione del Tavolo generale del ‘Patto per lo sviluppo’ convocata dalla presidente della Regione Umbria Maria Rita Lorenzetti. Il commento dell’economista Pierluigi Grasselli, della facoltà di economia dell’Università di Perugia.Il recente Documento proposto dall’Amministrazione regionale a riguardo della seconda fase del Patto per lo sviluppo dell’Umbria invita ad alcune riflessioni sull’esperienza di programmazione compiuta in Umbria e sulle più appropriate modalità della sua prosecuzione nell’immediato futuro. Si può ritenere con fondatezza, come affermato all’inizio del Documento, che il Patto possa aver contribuito alla diffusione ed al rafforzamento della pratica della cooperazione tra Attori istituzionali. Se lo sviluppo locale consiste, come affermano studiosi quali Carlo Trigilia, essenzialmente nella cooperazione tra attori per una miglior valorizzazione delle risorse interne, anche attraverso l’impiego di risorse provenienti dall’esterno, il risultato indicato può ritenersi importante, quanto meno sul piano del metodo. Occorre però, come lo stesso Documento sottolinea, rendere più incisivi concertazione e partenariato pubblico-privato, per la fase sia di ‘estrazione delle conoscenze’ sulle opportunità di sviluppo, disperse sul territorio tra la molteplicità degli operatori, che di progettazione ed attuazione delle diverse iniziative, attraverso una netta rivitalizzazione dei Tavoli tematici. Su questo piano tutti gli Attori, individuali e collettivi, all’opera in Umbria, sono chiamati ad una piena assunzione di responsabilità. Un altro punto su cui il Documento insiste in modo diffuso, diversamente da rapporti analoghi redatti in precedenza, è quello dell’importanza da attribuire al territorio nella programmazione dello sviluppo regionale. Si sottolinea l’essenzialità della considerazione delle caratteristiche del territorio per le politiche di istruzione, formazione e lavoro, di riforma della PA, nonché per la competitività sia di sistema che di imprese singole o in rete. Bisogna dunque far partire senza indugio i Tavoli territoriali, con un ruolo più incisivo di Enti locali e Agenzie regionali. Seguendo i dettami di una politica economica razionale, questo rilancio del Patto pone problemi di approfondimento della conoscenza della realtà regionale, nelle direzioni indicate, ma anche di messa a punto di un’architettura coerente che assegni strumenti appropriati ad obiettivi ben specificati, in un quadro finanziario articolato. Segnalo questa esigenza in particolare per gli interventi a favore dell’internazionalizzazione dell’economia regionale, che da anni attendono la messa a punto di un adeguato assetto istituzionale. Ciò vale anche per ricerca ed innovazione, che richiedono, per la loro centralità nel rilancio suddetto, una progettazione che sappia orientare ad ordine ed efficacia, verso obiettivi chiari e definiti, il complesso intreccio di norme e fonti di finanziamento al riguardo disponibili. Ricordo inoltre la sottolineatura marcata e frequente, di nuovo con una intensità non riscontrabile in documenti precedenti, delle implicazioni valoriali e comportamentali di un riavvio efficace del Patto. Vi si afferma (pp. 21-2) che salvaguardare, nelle condizioni attuali e prospettiche, il benessere conseguito richiede uno ‘sforzo straordinario’; il miglioramento della competitività del sistema regionale potrà ottenersi ‘solo se tutti collaboreranno concretamente per attuarla, assumendosi le proprie responsabilità e partecipando pienamente al processo”, processo che coinvolge tutta la cittadinanza, tutti coloro che, a vario titolo, partecipano, in modo diretto o indiretto, alla produzione di beni e servizi. Osservo infine che ciò presuppone, oltre ad una promozione sostanziale di tale partecipazione, con impiego delle risorse più efficaci a ciò necessarie, un’informazione diffusa, tempestiva ed adeguata sulla situazione precedente l’azione programmatoria, e sull’effetto netto di questa.

AUTORE: Pierluigi Grasselli