Il movimento di Grillo è un partito? Certamente sì, anche se loro si offendono se qualcuno lo dice. Se undici giovanotti si allenano per giocare a pallone, comprano maglie e scarpette, e si iscrivono al campionato dilettanti, hanno fatto una squadra di calcio, ed è inutile che dicano che non è vero e che i calciatori gli fanno schifo. “Partito” non è una parolaccia. Di partiti possono essercene buoni, cattivi o pessimi, ma se un certo numero di cittadini si riuniscono intorno a un progetto politico, presentano liste di candidati e li eleggono, e gli eletti vanno in Parlamento a votare pro o contro il Governo, quello è un partito politico e non c’è niente di male a dirlo. Anzi dovrebbero rivendicare orgogliosamente quel nome, dicendo (se questo è quello che pensano) che solo il loro è un vero partito, mentre gli altri ne sono la degenerazione. Così rispetterebbero il linguaggio e darebbero un contributo alla chiarezza delle idee. Che cos’è un partito, nel senso buono e nobile della parola? Lo spiega l’art. 49 della Costituzione, che dice: “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”. In queste poche parole ci sono molti grandi concetti: per esempio che i partiti possono e devono essere più di uno; che devono nascere e vivere come libere associazioni; che il loro scopo non dev’essere quello di proteggere interessi particolari, men che meno illeciti, ma quello di governare democraticamente la nazione, cioè pensare agli interessi generali della collettività. E devono farlo “con metodo democratico”, nei rapporti tra loro ma anche (attenzione) al loro interno. Un partito che al suo interno non ha dialettica democratica, non ammette confronti di idee, si basa tutto sulla cieca obbedienza a un capo carismatico indiscutibile, è un partito in versione patologica; può anche riempire le piazze, ma non può dare lezioni di democrazia. E non si salva l’anima dicendo che non è un partito.
Il movimento di Grillo è un partito
AUTORE:
Pier Giorgio Lignani