Il motto del suo stemma episcopale “Nulla anteporre a Cristo”

A colloquio con mons. Gino Reali, nuovo vescovo di Porto-Santa Rufina

Sembrerebbe un’intervista. Assolutamente no. Tentiamo solo di metter giù una conversazione improvvisata, senza nulla di preordinato, con un registratore tascabile. Ma questa ci dà il vero don Gino.Abbiamo saputo del suo motto episcopale, quello a cui si ispirerà per tutta la vita: “Nulla anteporre a Cristo”. Ci potrebbe dire le ragioni della scelta?”Il motto è tratto dalla Regola di san Benedetto ‘Nihil Christo anteponere’ e mi pare descriva in maniera profonda e totale il ministero del vescovo nella Chiesa: ‘nulla anteporre a Cristo Gesù, nulla anteporre alla Chiesa, nulla anteporre al servizio del Signore che incontriamo nel volto e nella storia di ogni fratello’. Il richiamo benedettino, oltre a conservare il ricordo e il legame con la mia terra d’origine, mi aiuterà a tenere fisso lo sguardo su Gesù, unico pastore del suo gregge e a conformarmi a lui nel servizio che sono chiamato a svolgere nella diocesi di Porto-Santa Rufina”. Dica la verità: il potere non dà un po’ alla testa?”Quale potere? Il Vescovo conserva oggi la potestà nella Chiesa, ma si tratta di intenderci. Sono finiti i tempi del potere fine a se stesso e, grazie a Dio, vanno anche scomparendo quei segni equivoci che potrebbero far pensare a un potere sui fedeli. La potestà del Vescovo è il dono che Cristo stesso gli affida, di diventare guida e maestro nel popolo. Il contenuto e lo stile dell’esercizio del ministero episcopale rimangono quelli di Cristo stesso che ammonisce i suoi discepoli, primi fra tutti i vescovi, a farsi servi dei fratelli: ‘Il primo di voi sia come colui che serve’. Ogni vescovo perciò eserciterà il suo ufficio e la sua potestà nella misura in cui saprà essere attento alle attese della gente, dei poveri, e vorrà dedicare interamente la sua vita alla Chiesa, senza misurare minimamente le forze nel lavoro di evangelizzazione e di santificazione del popolo”. Dunque, un’autentica vocazione al servizio. Per lei, certo niente di nuovo, tali e tanti sono i servizi da lei già affrontati fra noi. Un buon tirocinio per il suo nuovo Ministero!”Ogni prete è chiamato al servizio. E la mia esperienza è quella di tutti i nostri preti. Ho cercato sempre di servire la Chiesa attraverso quegli uffici che giorno per giorno mi venivano richiesti: nella parrocchia, nel mondo delle comunicazioni, nella scuola, nel Tribunale ecclesiastico, nella cura dei beni culturali della Chiesa, nell’Ufficio di Vicario generale della diocesi”. Ma ha in mente qualche servizio che ricorda particolarmente ricco di indicazioni per la sua nuova missione?”Un servizio che negli ultimi tempi mi è stato chiesto è stato quello del coordinamento dei lavori del Sinodo diocesano che la Chiesa di Spoleto-Norcia sta celebrando. Un servizio fatto soprattutto di ascolto. E poi di aiuto ai sinodali che, con attese e stili diversi, hanno preso a cuore questa formidabile grazia nella diocesi. Il mio compito è stato quello di mettermi, ancora di più se così si può dire, in sintonia e in perfetta collaborazione con l’Arcivescovo che ha voluto condurre la nostra Chiesa sulla strada della sinodalità e della più profonda comunione. Ho visto, durante questi due anni, tanta gente, tanti laici impegnarsi con grande passione ai lavori sinodali e molti di essi mi hanno dato l’esempio di come si ama e si serve la Chiesa”. Monsignor Fontana, il nostro arcivescovo, ha voluto definirla il “prete dei terremotati”. Vorrebbe dirci qualcosa in proposito?”Il terremoto fa parte della nostra storia; la nostra terra è stata sempre ballerina. Ricordo ancora la paura provocata dal terremoto della Valnerina nel 1979. Era di notte e cercai subito di visitare la gente delle mie comunità: la trovai spaventata e disorientata di fronte ai danni provocati dal sisma e ai cinque morti che vi furono. Le nostre case furono in gran parte distrutte e cominciò per tutti un lungo periodo di vita prima in tenda e poi nei containers. Anche le nostre chiese furono rese inagibili e noi celebravamo l’Eucaristia all’aperto. Mi toccò fare molti funerali in quelle condizioni, anche sotto la pioggia. Poi cominciò la faticosissima opera di ricostruzione e mi trovai caricato della responsabilità su questo fronte. Non avevamo ancora finito quel lavoro che vennero altri terremoti fino a quello del 1997 che mi fece fare terribili esperienze in diretta, come la distruzione di Sellano e quella di Preci. Dobbiamo certo convivere con il terremoto che è un banco di prova della capacità che abbiamo di essere solidali con la gente che soffre”. Partire è un po’ morire: lo dicono tutti, specie quelli che restano, in un vuoto innaturale e amaro. Anche oggi così?”Subito dopo la pubblicazione della mia nomina, la liturgia ci ha fatto leggere la vocazione di Abramo: ‘Vattene dal tuo paese e dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò… Allora Abramo partì, come gli aveva ordinato il Signore’. Voglio avere la stessa fiducia di Abramo, e parto come mi ha ordinato il Signore. Certo, sento la difficoltà del distacco da questa terra, da questa Chiesa, da tante persone che mi hanno aiutato e mi hanno voluto bene, ma so anche che la nuova destinazione non mi porta lontanissimo e i legami dureranno. Incontrerò a Porto-Santa Rufina tanta gente che è nata qui e è partita prima di me verso quella terra. La loro emigrazione certamente fu dura perché li spingeva la necessità di trovare un lavoro e nuova speranza di vita. Quella terra e quella Chiesa il Signore vuole che siano la mia terra e la mia Chiesa. Sia benedetto il Signore”. Dunque, il regista è Lui, il Signore. Allora andrà bene anche per noi. Dica una preghiera per noi e ci benedica.”Con tutto il cuore. Sempre vicini, in Cristo non ci sono distanze”. La consacrazione nel fulgore di PasquaLa Consacrazione episcopale di mons. Gino Reali avrà luogo nella cattedrale di Spoleto nel pomeriggio della domenica in Albis, 7 aprile. Presumibilmente alle 17.00, ma avremo modo di comunicare successivamente ogni dettaglio con estrema precisione. Arcivescovo consacrante, cui si collegheranno gli eccellentissimi conconsacranti, sarà il nostro mons. Riccardo Fontana, il più vicino, spiritualmente e psicologicamente, al nuovo eletto. Oltre al nostro presbiterio, si assoceranno come concelebranti molti altri amici e confratelli di altre diocesi, a cominciare dai numerosi vescovi. Ci auguriamo che la splendida liturgia ci faccia sentire in profondità cosa è veramente la Chiesa, il capolavoro di Dio nella storia dell’uomo. L’ultima ordinazione episcopale nella nostra cattedrale fu quella di mons. Giuseppe Chiaretti, attuale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve. E… ha portato veramente bene. La nuova ordinazione rinverdirà una tradizione che è tradizione di secoli.

AUTORE: a cura di Agostino Rossi