Il motore della crescita sono le medie imprese

Segnali di ottimismo sull'economia umbra vengono dal 'Rapporto provinciale 2006'

Il 2005 è stato l’anno nero dell’economia italiana: ‘crescita zero’, hanno spietatamente segnato gli indicatori. Ma i primi tre mesi dell’anno in corso già trasmettono fiducia agli imprenditori umbri. La IV Giornata dell’economia, evento promosso da Unioncamere, ha scattato una nuova istantanea sull’economia reale del Perugino e sui trend economici dell’Umbria. A presentare il Rapporto provinciale 2006, prodotto della IV Giornata dell’economia, svoltasi venerdì scorso al centro congressi della Camera di commercio di Perugia, è stato il rinnovato presidente della Camera di commercio perugina, Alviero Moretti. ‘I segnali di inversione del ciclo congiunturale’, ha esordito il numero uno della Cciaa, ‘vanno intensificandosi: ormai tutti sono concordi nel ritenere che la ripresa si stia avviando – sia in Europa che, anche se in forma più attenuata, in Italia – e recenti indagini a livello locale sembrano confermare come anche nella provincia di Perugia si registrino elementi ed aspettative di segno positivo nel mondo imprenditoriale’. Un ruolo di primo piano nell’economia umbra e perugina se lo sono guadagnato ‘ e lo stanno facendo sempre più ‘ le medie imprese, puntando sui marchi, sullo stile e sulla qualità dei prodotti offerti sul mercato. Strategica è la capacità degli imprenditori a capo delle medie aziende di inserirsi nelle principali filiere produttive, al punto che sono proprio le medie imprese a guidare, in molti casi, le stesse filiere produttive. ‘Sono esse (le medie imprese, ndr)’, ha sostenuto Moretti, ‘che rafforzano così la loro dimensione e vocazione internazionale, rappresentando anche all’estero la fascia più dinamica del nostro tessuto produttivo’. Le medie imprese vengono definite dal nuovo rapporto di Unioncamere la ‘sala macchine’ della futura crescita, sia in Italia, sia in Umbria. Nel Perugino sono circa 250 le medie imprese che si rivelano attualmente vincenti, puntando sulla qualità, sull’innovazione, sulla responsabilità sociale e sull’eccellenza; le loro attività prevalenti sono concentrate nei settori tipici del made in Italy: meccanica (per il 29, 3 per cento), produzione di beni per la persona e per la casa (28 per cento) e settore alimentare (17,4 per cento). Medie imprese miracolo dell’Umbria e del Perugino? Sì, ma qualche ‘difetto’ ce l’hanno, criticità che potrebbero limitare la loro crescita: gli imprenditori delle medie imprese dell’Umbria incontrano difficoltà nel passare il testimone ai manager più giovani (difficile garantire il passaggio generazionale), non si dimostrano lungimiranti nell’investire nelle risorse umane (specie a discapito della qualità professionale) e stentano fortemente nell’imbastire una struttura organizzativa e un nuovo e più efficiente modello di governo aziendale, che invece, nei fatti, resta troppo ancorato al retaggio della piccola impresa a conduzione familiare o quasi.COOPERAZIONE PUBBLICO-PRIVATOLa ‘rete’ fra le imprese e il mondo delle istituzioni locali va intelligentemente rafforzato. Ci sono anche le necessità di farlo e forse l’Umbria, sotto questo profilo, è pure un po’ in ritardo. Dall’Europa infatti arriveranno sempre meno finanziamenti per sostenere le imprese italiane e, più in generale, di tutti i Paesi europei industrializzati. La priorità di Bruxelles è infatti un’altra, ossia quella di migliorare a forza di ‘iniezioni di soldi’ le economie e quindi la stabilità sociale e politica degli ultimi 10 Paesi che sono entrati nell’Unione nel maggio 2004 (Lettonia, Estonia, Lituania, Ungheria, Cipro, Malta, Polonia, Repubblica slovacca, Slovenia, Repubblica ceca). Altrimenti detto, i finanziamenti ‘a pioggia’ prenderanno altre strade. Per l’Umbria si prevedono tagli consistenti e la classe politica-istituzionale locale dovrà pertanto dimostrare di saper spendere bene ‘le briciole’ che giungeranno da Bruxelles. Come fare, dove investire? Il professor Pierluigi Grasselli, docente di Economia all’ateneo perugino, non ha dubbi: ‘Occorre rimarcare’, afferma, ‘l’indispensabile disponibilità, sia da parte delle istituzioni regionali, provinciali e comunali, sia da parte degli imprenditori, all’adozione di approcci innovativi. Penso in particolare all’individuazione e alla decisa promozione di quei poli di eccellenza di cui tanto si parla attualmente e la cui natura è tale da superare le tradizionali logiche settoriali, territoriali ed associative’. Grasselli si sofferma poi sulla cosiddetta ‘competitività di sistema’. ‘Dobbiamo fare nostro il motto: cooperare per competere, poiché i più importanti studiosi contemporanei ci dicono che la nuova razionalità economica lavora per coniugare progressivamente l’utile individuale con l’interesse generale. La nuova economia, fondata sulla collaborazione fra privato e pubblico, è già assolutamente compatibile, né potrà essere altrimenti, con una maggiore sostenibilità sociale ed ambientale. L’economia del nostro tempo è vittima’, conclude Grasselli, ‘di un economicismo esasperato, di un riduzionismo insopportabile e ingannatore. Io invece credo che lo sviluppo locale otterrebbe impulso e sostegno da una maggiore attenzione alla prospettiva della persona’.

AUTORE: Paolo Giovannelli