di Angelo M. Fanucci
“La nostra vera battaglia non è contro il sangue e la carne, ma contro i principati e le potenze, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità…” (Ef 6,11-12). È questo il lemma biblico che m’è venuto in mente leggendo l’appello che il 23 gennaio ha lanciato padre Alex Zanotelli contro una minaccia che aleggia sul mondo: la privatizzazione dell’acqua.
Oggi i “dominatori di questo mondo di tenebre” sono le multinazionali, anche in forma di aziende partecipate a capitale pubblico/privato. È un modo anche quello di divorarsi il bene comune, masticandolo, deglutendolo, digerendolo, restituendolo poi al mondo, per la via dovuta, trasformato a loro immagine e somiglianza.
La denuncia di Zanotelli, profeta della Chiesa post-conciliare, fa seguito ad altre sue denunce. Quella della privatizzazione dell’acqua è una scelta che Zanotelli non esita a definire “criminale, perché minaccia il diritto alla vita”, e se non sempre lo fa oggi, lo farà in un domani molto vicino. A questo pretesa criminale in pratica hanno dato il loro assenso tutti i Governi che hanno ballato sulla nostra scena (Berlusconi, l’omino di ceralacca; Monti, il politico molto saggio e poco politico, poi la crema del Pd: Letta, Renzi e Gentiloni), e i loro oppositori, e anche i cinquestelle con la loro politica da sagra paesana. La commissione Ambiente della Camera (presieduta dall’on. Realacci) doveva tradurre in legge quanto il popolo italiano aveva deciso col referendum del 2010 e con la successiva legge di iniziativa popolare; ma tutto il nostro paraplegico arco costituzionale dormiva. Solo dopo anni di pressione la Commissione ha preso in considerazione la legge contro la privatizzazione dell’acqua, ma l’ha snaturata nel momento in cui ci ha messo pari-pari nella mani delle multinazionali. Due multinazionali, per l’esattezza, dal nome flautato: Suez e Veolia. Sembrano due amene località a un passo di Sharm el-Sheikh.
Suez, Veolia.
Zanotelli se la prende anche con i due presidenti della Repubblica pro tempore, Giorgio Napolitano e Sergio Mattarella, che non hanno fatto il loro dovere, quello di richiamare i parlamentari al loro dovere di legiferare secondo i dettami del referendum.
E così oggi, dopo l’emendamento bipartisan proposto in Parlamento dal deputato pugliese Dario Ginefra (Pd), il governatore della Puglia, Emiliano, annuncia trionfalmente che “l’Acquedotto pugliese si trasformerà in una holding industriale partecipata”.
Quanto tempo occorrerà perché le due multinazionali dal nome flautato, che sono l’anima della nascente partecipata, facciano del bene comune un solo boccone?
Un augurio? Che qualcuno gli rompa la dentiera per tempo! Ma le multinazionali dal nome flautato hanno denti di una robustezza tale che, nei loro confronti, quelli del mostro di Frankenstein sono di burro.