Il percorso quaresimale di conversione ci porta alla riscoperta del nostro battesimo, del nostro essere figli di Dio. I bambini sono sempre molto curiosi sulla loro nascita, sono affascinati dall’idea di aver cominciato a esistere dentro la mamma. Capiscono che in tutto questo c’entra qualcosa anche il papà, ma… ci sarà tempo per comprendere che cosa abbia fatto di preciso. Dovremmo prendere esempio dai bambini: incuriosirci della nostra “nascita” come figli di Dio, perché la nostra origine dice chi siamo e il mistero d’amore da cui veniamo. Dio infatti ci ha generati tramite l’acqua del battesimo: chiunque siamo e qualunque sia la nostra vita, siamo figli di Dio come Gesù.
E sulla figliolanza di Gesù poniamo attenzione in questa seconda domenica di Quaresima. Se nel deserto Gesù sceglie di essere Figlio vivendo della parola del Padre, attendendo tutto da Lui e donandosi a Lui senza riserve, sul monte Tabor è il Padre che dichiara la Sua scelta per Gesù, il Suo desiderio di essere per lui e di amarlo. Il volto di Gesù risplende di questo amore che viene riversato su di lui senza misura: lui è da sempre l’Amato del Padre. Dio non è un solitario onnipotente che non ha bisogno di nessuno, ma è una comunione d’amore, vita condivisa, nella quale Padre, Figlio e Spirito si consegnano l’uno all’altro e attendono il dono dell’altro per essere se stessi.
E così il Figlio è Dio pur ricevendo tutto dal Padre; è Dio, eppure riceve tutto. È l’amato, il prediletto, eppure è stato consegnato per noi. Come l’ariete ucciso al posto di Isacco, ormai “dato per morto” come le promesse in cui Abramo aveva sperato, così Gesù è stato consegnato per noi che non avevamo alcuna possibilità di salvezza e di vita. Siamo polvere – abbiamo ricordato nel mercoledì delle Ceneri – e il nostro cammino di conversione è faticoso, si svolge nel deserto tra fame e tentazioni – come meditavamo domenica scorsa – ma non siamo soli: Gesù, l’amato del Padre, è venuto a condividere la nostra stessa vita, perché dove è passato lui possiamo passare anche noi e fare la stessa strada, se siamo animati dal suo stesso amore che è lo Spirito donato dal Padre.
Nel dono che Gesù fa di sé scopriamo l’amore infinito del Padre, che non risparmia il suo Figlio per noi, per poterci condurre a una vita che altrimenti ci sarebbe preclusa. Scopriamo anche, però, che il dono di Cristo ci rende come lui: il suo amore ci abita, ci trasfigura. Passo dopo passo, caduta dopo caduta, affamati ma ineluttabilmente diretti alla salvezza, perché “se Dio è con noi, chi sarà contro di noi?”. Egli ci donerà tutto insieme al Figlio, che è il suo tesoro prezioso. Ora che Gesù ha preso la nostra carne, infatti, il Padre ci guarda insieme con lui, ci vede uniti a lui e lo stesso amore che ha per il Figlio si riversa su di noi.
Il nostro battesimo dichiara questa familiarità con Dio: morti e risorti in Cristo, siamo figli del Padre, ricolmati dalla presenza dello Spirito. La vita cristiana è entrare sempre di più nella consapevolezza di essere amati in questo modo. Non si tratta di fare qualcosa o di essere bravi, si tratta di lasciarsi amare, come i bambini ci insegnano molto bene: essere figli vuol dire lasciarsi ricoprire di un amore che non riusciamo a capire e calcolare. Ora, questa sì che è una buona notizia! Infatti è possibile che noi non siamo in grado di fare grandi imprese, forse siamo fragili, incostanti, timorosi, incapaci di comprendere la bellezza della fede e di amare con generosità chi ci circonda. Ma di una cosa siamo certamente capaci, fin da quando veniamo concepiti e in qualunque condizione ci troviamo a vivere: siamo infinitamente capaci di ricevere amore. Non ci basta mai, ne siamo illimitatamente bisognosi.
Se convertirci significa prendere consapevolezza che dobbiamo lasciarci riempire d’amore, che dobbiamo lasciarci amare, come Gesù, fino a splendere di qualcosa che non viene da noi ma dalla gratuità di Dio, allora è alla portata di tutti. Siamo la terra arida sotto la pioggia che Dio riversa su di noi; dobbiamo solo lasciarci inondare. Ci doni il Signore un cuore pieno di stupore e di lode per dire con il Salmista: “A te offrirò un sacrificio di ringraziamento e invocherò il nome del Signore”.