Sembrava un miracolo, la mattina del 23 gennaio scorso, vedere deputati e senatori riuniti in seduta comune per la celebrazione del 60’della Costituzione italiana, quando il Presidente della repubblica Napolitano ha parlato nell’aula di Montecitorio. C’erano tutti, senatori e deputati, nei loro scranni tranquilli e solenni in tutti i settori dell’emiciclo della Camera. Le parole del Capo dello Stato avevano il tono solenne dell’orgoglio nazionale proprio di chi sa di rappresentare un’Italia che può vantare una Costituzione specchio di un così elevato livello di civiltà in cui tutti si possono riconoscere. Il Presidente ha condiviso l’idea di molti secondo cui vi sono parti della Costituzione che possono e debbono essere riformate. Ma ciò deve essere fatto insieme da tutte le componenti dello schieramento politico, con lo stesso stile con cui la Costituzione si è formata, quello cioè del dialogo e della collaborazione tra le parti. Napolitano ha rievocato questo modo di operare che ha consentito di rendere la Costituzione italiana un ‘patrimonio condiviso’, invitando i parlamentari a fare altrettanto anche oggi nella riforma delle istituzioni. Ed ha aggiunto: ‘Conoscendo i motivi di inquietudine e sfiducia che serpeggiano tra i cittadini è confortante poter guardare tutti, senza spirito di parte, a un grande quadro di riferimento unitario che è quello che l’Italia si diede con la Costituzione del 1948’. C ‘è anche da notare che le parti avverse si sono dimostrate d’accordo nella valutazione positiva del discorso del Capo dello Stato ed oltre a ciò, prima dell’inizio della seduta, Prodi e Berlusconi, incontrandosi in aula, a quanto riferito dai giornali, si sono scambiati una stretta di mano. Questo al mattino. Nel pomeriggio il quadro cambia e nella dichiarazione di voto i singoli parlamentari hanno ripreso la slancio dialettico e si sono scagliati l’uno contro l’altro con l’accompagnamento di clamori e vivaci manifestazioni di assenso – dissenso. È forse naturale, ma in questi giorni, soprattutto nelle trasmissioni politiche delle varie reti televisive, si è data dell’Italia una descrizione di divisione, conflittualità e frammentazione che il card. Bagnasco, presidente della Cei, ha caratterizzato con l’immagine ‘coriandoli’ usata nel rapporto Censis: un Paese formato da tanti frammenti ognuno dei quali va per conto suo non si sa bene dove. O meglio, se si segue la direzione del vento popolare, questi frammenti vanno nel senso della delusione e dell’avvilimento, come è stato notato da giornalisti stranieri. Il discorso di Napolitano può aiutare, nel ricordo di un passato nel quale gli eletti dal popolo sono stati capaci di tirar fuori l’Italia dal disastro economico e morale causato dalla guerra, ma non è sufficiente per delineare il futuro. Mentre scriviamo non si vede cosa sta per accadere: quale governo, elezioni, riforme? Nella confusione di questi giorni alcuni partiti se la prendono anche con la Chiesa. Non hanno capito che la Chiesa aiuta, dà una mano, in tanti modi. Vorrebbe pure stimolare i cristiani laici ad essere più attivi, responsabili e coerenti nel servire il bene comune, lasciando da parte i propri interessi. Succede invece che le parole dei vescovi siano utilizzate dagli uni contro gli altri, tanto da far balenare la tentazione (o ispirazione) di un sofferto silenzio per non essere strumentalizzati da nessuno.
Il migliore specchio dell’Italia
AUTORE:
Elio Bromuri