Il linguaggio delle cose è più efficace di promesse e parole

ELEZIONI AMMINISTRATIVE: IN PREVALENZA RICONFERMATI I SINDACI USCENTI

Mancano ancora all’appuntamento i risultati del ballottaggio che si terrà il 9 giugno. Per quello che finora si è visto non c’è molto da dire o, almeno, da gridare. Si potrebbe chiudere il discorso affermando che tutto è avvenuto come previsto o quasi, senza particolari sussulti. Sono tutti più o meno contenti e la stabilità raggiunta con le elezioni politiche non viene minimamente scalfita. Il centro destra si conferma e il centro sinistra non subisce ulteriori perdite.

Qualche stravolgimento, come quello di Reggio, è da attribuire più a situazioni locali e a personaggi particolari che a virate di orientamento politico. Se una cosa si può dire certa è che la condizione di chi esercita il potere amministrativo e si dimostra interessato e capace di fare i conti con la realtà del proprio territorio viene premiato. Il motivo è che le cose fatte e il modo con cui si è amministrato valgono più di parole e promesse. Altro motivo è che chi esercita un potere ha una visibilità e una possibilità di acquistare popolarità più di coloro che stando all’opposizione sono comunque in una zona d’ombra dalla quale faticano a uscire e quando si sforzano di farlo eccedono nei toni e nelle maniere che si ritorcono in un boomerang.

La gente non ama eccessi, promesse utopistiche, toni radicali, esagerazioni, consapevole che quando si tratta di farle le cose si trovano maggiori ostacoli di quando semplicemente si raccontano a parole. Un altro dato che si può considerare è quello della conflittualità. Dove c’è litigiosità e lotta di personalismi che denotano un attaccamento esagerato alle proprie idee e più probabilmente alla poltrona si indebolisce la forza di convincimento e la credibilità della propria candidatura e della propria lista.

C’è anche da osservare che non è sempre vero, come spesso si dice, che “uniti si vince”. Certi compagni di viaggio talvolta è meglio perderli che trovarli. Quando Rina Gagliardi di Rifondazione dice che dove si è vinto a sinistra è perché si era uniti e da ciò rivendicava uno spostamento più netto del centro sinistra su posizioni proprie di Rifondazione, penso che dica esattamente il contrario di ciò che avverrà. E cioè, se il centro sinistra anziché rafforzarsi con la Margherita, si sposterà sui no-global radicali e su Rifondazione sarà destinato a rimanere all’opposizione e restare in un angolo. La complessità del mondo contemporaneo non consente facilonerie e pressapochismi ideologici, ma capacità di realismo e di concretezza in un chiaro orientamento rivolto alla ricerca della soddisfazione delle esigenze dei cittadini e della risposta alle loro autentiche domande di benessere, di sicurezza e di solidarietà. Per questo vengono premiati i buoni amministratori dell’uno e dell’altro schieramento politico.

AUTORE: E.B.