Il grande ballo in mascherina

“Ti conosco, mascherina”… ma non ti trovo! Una delle poche, minime certezze della ‘fase 2’, insieme ai guanti in lattice, al distanziamento (termine orribile) e al lavaggio delle mani, – la mascherina, appunto – sta sparendo quando servirebbe di più.

Il supercommissario all’emergenza Arcuri dice che la colpa è dei fornitori che non le fanno arrivare alle farmacie, i farmacisti appendono cartelli per dire che no, le mascherine – quelle a 50 centesimi, il prezzo stabilito dal Governo – non ci sono (invece quelle 3 euro, sì?).

Tutti le cercano, qualcuno si arrangia autoproducendole, con il via libera delle autorità scientifiche. E se ne vedono di ogni tipo e foggia, colorate o scure, maculate o a righe. Ma proteggono veramente?

I virologi non confermano e non smentiscono: sono utili, vanno indossate, ma che preservino dal contagio è tutto da dimostrare. E allora? Allora, nel dubbio, meglio mettersele in faccia. Se si trovassero.

Insomma, del virus la scienza sa ancora poco o nulla, la politica si muove con pressappochismo e approssimazione, la burocrazia arranca e la disorganizzazione dilaga. Anche nelle piccole cose, come le mascherine, che poi tanto piccole e insignificanti non sono.

Magari la mattina, prima di uscire di casa, insieme alla mascherina adottiamo un’altra precauzione: facciamoci il segno della croce.

Daris Giancarlini