Affascina non solo i cristiani, la figura di questa giovane donna che si fida completamente di Dio e parte per un’avventura più misteriosa del viaggio biblico di Abramo. Affascina perché ognuno di noi si porta dentro la nostalgia e la speranza di dare un significato profondo alla propria vita. Anche sondando ciò che è sconosciuto o non programmato. La vita, in fondo, se la si vuole vivere pienamente è una scelta continua e inesplorata. Impariamo a vivere vivendo. Maria ha deciso di scegliere fidandosi solo di Dio. Affidandosi a lui per un’avventura sconosciuta. Scegliendo il cammino rischioso della fede. Per questo il “sì” detto all’angelo diviene una scelta che fa storia. Perché immette il nuovo dentro al mondo. Rende presente l’inaspettato. Dà corpo all’attesa di un cambiamento radicale: “Oh se Tu squarciassi i cieli e scendessi!”. Per noi cristiani quel “sì” ha dato corpo a Dio che ha deciso di compromettersi completamente con noi, facendosi uomo come noi, decidendo di “lavorare con mani di uomo, pensare con mente di uomo, amare con cuore di uomo”, come dice il Concilio Vaticano II. Ma la scelta di Maria, così straordinaria e umana nello stesso tempo, affascina anche i non cristiani. Nel Corano, ad esempio, si racconta l’Annunciazione, quasi utilizzando le stesse parole del Vangelo. All’angelo che le annuncia la nascita di un figlio, Maria risponde: “Signore mio, come potrei avere un figlio, se nessun uomo mi ha toccata?”. La risposta riporta al grande mistero di Dio: “Dio crea ciò che vuole. Quando Egli decide una cosa, Egli non ha altro da dire: Sii, ed essa è!” (sura 3, 47). Per questo l’islam venera Maria, per aver portato nel mondo, con il “sì” della sua fede, un bambino che sarà “un segno per gli uomini, un atto della nostra clemenza” (sura 19, 21). Certo i fedeli musulmani non credono che Gesù sia il Figlio di Dio, lo ritengono soltanto un grande profeta, venuto al mondo perché una giovane donna, sfidando tutto e tutti, si è affidata a Dio. Per questo Maria è grande. Perché tocca, con la semplicità di un “sì” pronunciato per fede, il cuore dell’esperienza umana che non può fermarsi a ciò che si vede, si sente e si tocca; che chiede di andare oltre al visibile, per afferrare il mistero e l’invisibile. C’è una canzone di Fabrizio De Andrè che racconta poeticamente l’Annunciazione. Colma di poesia, racconta il “sogno di Maria”, rubata per un attimo da un angelo alla preghiera del Tempio. Maria parte, portata dall’angelo, per un viaggio fino a quando: “Voci di strada, rumori di gente, mi rubarono al sogno per ridarmi al presente. Sbiadì l’immagine, stinse il colore, ma l’eco lontana di brevi parole ripeteva d’un angelo la strana preghiera, dove forse era sogno ma sonno non era. Lo chiameranno figlio di Dio – Parole confuse nella mia mente, svanite in un sogno, ma impresse nel ventre”. Tutto era cominciato tanto tempo prima, quando un uomo, Abramo, era uscito dalla sua terra per andare là dove Dio lo chiamava, lasciando ciò che conosceva per andare verso un paese sconosciuto. Ora, con l’annuncio dell’Angelo e il “sì” di Maria, il tempo si compiva. Non poteva non avvenire così, con atto di fede nell’invisibile e nello sconosciuto, l’incontro totale e definitivo tra Dio e gli uomini.
Il fascino dell’Annunziata
Parola di vescovo
AUTORE:
Franco Gualdrini