È stata una giornata importante quella del 25 aprile a Bolsena, in cui sono state celebrate, contemporaneamente – come già lo scorso anno a Orvieto in occasione del Giubileo straordinario – due feste diocesane: quella della famiglia e quella dei bambini che in questo anno riceveranno la prima comunione, organizzate dagli uffici di Pastorale familiare, giovanile e vocazionale, dall’Azione cattolica e con la presenza di tanti ragazzi della diocesi come volontari.
I bambini, circa 260, si sono incontrati alle ore 9.30 e, dopo l’iscrizione e la formazione delle squadre, sono stati subito coinvolti in canti e bans; poi hanno svolto delle attività, attraverso il gioco e piccole catechesi, riflettendo sui diversi significati della parola “eucarestia”, come sacrificio, dono e pane di vita eterna. Gli adulti invece, alle ore 11, hanno preso parte a un incontro con la giornalista e scrittrice originaria di Perugia, Costanza Miriano, autrice, tra gli altri, del famoso libro Sposati e sii sottomessa che ha trattato il tema “La comunione nella famiglia, propedeutica alla comunione con Dio” (vedi sotto).
Dopo l’intervento della giornalista, una giovane coppia di Foligno ha offerto la propria testimonianza di sposi che, non avendo ancora avuto il dono dei figli, hanno deciso di rendersi disponibili per l’esperienza dell’affido. Dopo il pranzo, nella piazza antistante la basilica di S. Cristina o in riva al lago, per i grandi tempo libero e preparativi per la celebrazione eucaristica, mentre ai ragazzi è stata proposta una divertente caccia al tesoro, organizzata dai bravi e pazienti animatori. Alle 16.30, poi, per tutti, in basilica c’è stata la visita alla tomba di santa Cristina e all’altare del Miracolo e, a seguire, la messa presieduta dal vescovo Benedetto Tuzia, concelebrata da molti sacerdoti, animata e curata dai genitori, in cui sono stati eseguiti canti coinvolgenti dalla band della Pastorale giovanile e dagli stessi genitori. Mons. Tuzia, nell’omelia, con riferimento alle letture della domenica dedicate al Buon Pastore, ha detto che Gesù conosce tutto di noi, le cose belle e i problemi, e ci aiuta, sostiene e custodisce. Si è soffermato, poi, sull’immagine dei lupi che rappresentano i momenti difficili; Gesù, però, è sempre al nostro fianco, mette la sua vita al servizio della nostra. Ecco perché nell’eucaristia ci fa dono totale della sua vita. E così anche noi, nutrendoci di Lui, siamo in grado di mettere la nostra vita al servizio degli altri.
Costanza Miriano e la fatica di essere sposi cristiani
Con grande attenzione gli adulti che gremivano il teatro San Francesco a Bolsena hanno ascoltato le parole di Costanza Miriano. Sposa da 17 anni e madre di quattro figli, la giornalista ha esordito dicendo che quasi sempre si parla della bellezza della famiglia, e invece ciò di cui dobbiamo parlare è la fatica degli sposi nel cammino di accoglienza reciproca. Fatica che vale la pena sostenere, perché “il matrimonio è la prima missione, e perché per uno sposo cristiano non c’è altro modo di amare Dio se non quello di amare la propria moglie o il proprio marito”.
Portando soprattutto la sua significativa testimonianza, si è soffermata sui principali fattori che determinano questa fatica, in primis la grande diversità tra uomo e donna. In riferimento alla donna ha parlato di genio femminile, di “voragine” che Dio le ha dato per accogliere (pensiamo ai figli), del suo conservare l’intuizione per aiutare la vita quando è più debole, del suo fare da specchio, far alzare lo sguardo all’uomo, chiamarlo alla spiritualità. Un talento, insomma, che però vive sempre – a causa del peccato originale – sul filo del rischio di essere manipolatore delle persone, per il loro bene o per ciò che si crede il loro bene, perché si vorrebbe cambiarle, migliorarle. L’uomo, dal suo canto, è più aderente alla realtà, meno empatico, si lascia commuovere di meno perché più capace di guardare la realtà oggettiva ed è più capace di dire no. Aspetti molto importanti, ad esempio, nell’educazione dei figli, ma che includono per lui il rischio di “non morire totalmente, di tenere un po’ di vita per sé”. Modi diversi, insomma, di vedere e affrontare le cose. C’è un problema? L’uomo cerca la soluzione, la donna si lamenta! E linguaggi diversi: quello dell’uomo molto aderente alla realtà, quello della donna che rimanda sempre a qualcos’altro e nel quale contano non solo le parole ma anche i pensieri, le allusioni, gli sguardi.
Da tutto ciò l’esortazione all’ascolto, alla capacità di dedicarsi tempo, momenti di qualità e attenzioni reciproche, per crescere nell’accoglienza, nella complementarietà, nell’amore che non manipola e che è pronto a donare la vita, nella consapevolezza che – come sottolineato dalla Miriano come aspetto fondamentale – sulla terra “il desiderio di essere illimitatamente amati si scontra con le nostre limitatezze. L’unico matrimonio che abbia la speranza di dire ‘per sempre’ è quello cristiano, ove c’è Cristo, l’Unico capace di rispondere a tutte le nostre attese”.