Il dono esigente della Misericordia

Intervista al vescovo di Assisi, mons. Domenico Sorrentino, sul valore che riveste ancora oggi la festa del Perdono

Torna la grande festa del Perdono di Assisi, che il Poverello in persona chiese a Dio come grazia per chiunque andasse, in spirito di penitenza, alla Porziuncola.

Abbiamo affrontato insieme al vescovo di Assisi, mons. Domenico Sorrentino, il tema del significato che questo evento può avere per l’oggi.

La festa del Perdono è ancora valida per il mondo attuale, che non ha il senso del peccato?

“Direi è valida a doppio titolo. Ricorda appunto che il peccato c’è, e ha bisogno di essere perdonato dal Signore e contrastato nella nostra vita quotidiana. Certamente, la crisi del senso del peccato obbliga a parlarne in modo non superficiale, entrando in dialogo con le domande e le sfide della cultura contemporanea.

Si tratta di spiegare, prima ancora del peccato, il senso della trascendenza e della coscienza, il senso di Dio e il valore dell’uomo, il senso della responsabilità personale e comunitaria. Il perdono sta dentro questo orizzonte valoriale, e non si comprende al di fuori di queste coordinate”.

Nella vita della Chiesa non c’è sempre disponibilità al perdono? Che cosa aggiunge questa festa?

“La Chiesa vive di Vangelo, e il perdono è centrale nella logica evangelica. Certo, in quanto fatta di uomini, la Chiesa risente delle tendenze del tempo in cui vive. In alcuni periodi storici può prevalere una tendenza alla severità, alla condanna senza appello, al castigo rigoroso. In altri periodi prevale un senso, magari eccessivo, di comprensione, fino a relativizzare anche gravi peccati. Nel nostro tempo si registrano tendenze contraddittorie: severità fino al giustizialismo, su alcuni punti, lassismo su altri.

La festa del Perdono di Assisi, ottenuta dal grande cuore di Francesco di Assisi, non è un cedimento al lassismo, non è un perdono di comodo. Da un lato è annuncio e offerta di misericordia, implica la gioia di un rinnovato rapporto con Dio, che ci accoglie con le braccia di un Padre; dall’altro suppone il senso della responsabilità morale e l’impegno a cambiare la propria vita. Bisogna poi ricordare che l’esperienza del perdono di Dio è anche un invito al perdono reciproco.

È ciò che continuamente ci viene ricordato dal Padre nostro: chiediamo la remissione dei nostri ‘debiti’ impegnandoci insieme a rimettere quelli dei nostri debitori”.

La ricorrenza coinvolge solo i Francescani della Porziuncola o anche la diocesi di Assisi?

“Ovviamente il mondo francescano è particolarmente sensibile, e dunque è impegnato a titolo speciale. Ma tutta la diocesi si sente coinvolta. Faremo, come ogni anno, un pellegrinaggio diocesano, ed io stesso celebrerò alla Porziuncola l’eucaristia. Mi auguro che la comunità diocesana senta sempre di più questa festa. Ma la folla che in questa circostanza si riversa nella basilica di Santa Maria degli Angeli giunge da tante diocesi, e la prevedo, al solito, straripante e festosa.

Si avverte che il desiderio di Francesco, di ottenere per tutti misericordia e assicurare a tutti la gioia del paradiso, conserva una grande forza. Ci si sente amati e salvati”.

È ancora valido il discorso dell’indulgenza plenaria? E cosa significa?

“L’indulgenza va compresa. È un capitolo della teologia non facile da spiegare, e storicamente ha suscitato anche un vivace dibattito con i nostri fratelli protestanti, ma esprime una verità profonda. In sostanza, è il dono di una grazia speciale, che la Chiesa chiede per i fedeli facendo leva sulla sovrabbondante efficacia della redenzione di Cristo, nella logica della ‘comunione dei santi’, ossia dell’unità profonda che lega, nello Spirito santo, tutti i discepoli di Cristo. È una grazia che va oltre l’assoluzione dei peccati, che si ottiene attraverso la confessione sacramentale.

La possiamo comprendere come un’energia di rinnovamento che offre la possibilità di una conversione piena, per superare non solo il peccato, ma anche le conseguenze che esso lascia nella nostra vita, come ferite non del tutto rimarginate. Conseguenze ‘penose’ (nel linguaggio tradizionale si parla di ‘pene temporali’), che devono essere superate in un percorso di purificazione che va fatto in questa vita o nell’altra (è qui il senso del ‘purgatorio’). L’indulgenza plenaria aiuta a superare appunto queste conseguenze Ma nessun automatismo. Nessun condono a buon mercato. L’indulgenza è misericordia, ma si ottiene a precise condizioni. Soprattutto, suppone e stimola la volontà di convertirsi, ed anzi il desiderio di diventare santi”.

MARCIA francescana

In concomitanza con il Perdono di Assisi, dal 25 luglio al 4 agosto si tiene la 30a edizione della Marcia francescana, iniziativa rivolta ai “giovani” tra i 18 e i 35 anni. Da ogni regione, si partirà in pellegrinaggio verso Assisi, compiendo parte del tragitto con i mezzi di trasporto e parte a piedi, in particolare nella fase iniziale e terminale del pellegrinaggio.

Il tema portante di quest’anno è “Alle sorgenti della vita”, ricollegando il tema emergente della risorsa “acqua” sulla Terra alla consapevolezza del significato del proprio battesimo.