Il 13 aprile abbiamo celebrato la memoria di san Martino I, papa e martire. Abbiamo chiesto a mons. Grandoni, di delineare la figura di questo papa umbro, nel periodo storico in cui è vissuto. San Martino I, papa e martire, è uno dei santi della nostra Umbria, perché nato a Todi verso l’anno 591. La tradizione fissa il suo luogo di nascita nel villaggio di Pian di San Martino dove, fino al secolo scorso, alcune famiglie si riconoscevano come discendenti della sua famiglia. Fu figlio della Chiesa di Todi, che era stata potenziata spiritualmente dal vescovo san Fortunato alla metà del secolo VI. Non sappiamo nulla della sua infanzia e giovinezza: lo troviamo diacono della Chiesa di Roma, apocrisario (si potrebbe dire ‘Nunzio apostolico’) presso l’Imperatore d’Oriente a Costantinopoli. La Chiesa era squassata dalle eresie cristologiche, che si erano succedute nei primi secoli. Iniziava l’invasione araba dell’Impero d’Oriente: nel 634 gli arabi conquistavano la Persia, Mesopotamia romana, Palestina, Siria ed Egitto. Gli imperatori desideravano ci fosse una compattezza tra tutti i cristiani e nasce così un tentativo di compromesso tra la dottrina ortodossa e quella monofisita. Ma la confusione era molto grave; in quel momento diventa imperatore (dopo la morte di Eraclio ed un periodo di gravi lotte all’interno della famiglia imperiale per la successione) Costante, che nel 648 emana il ‘Typos’, un documento che proibisce di parlare di una sola volontà e di due volontà in Cristo. San Martino, che era stato apocrisario a Costantinopoli, conosceva molto bene tutta questa questione.Nel 649 san Martino viene eletto papa e prende possesso della Cattedra di San Pietro senza chiedere il ‘nulla osta’ all’imperatore, chiudendo una tradizione che si era instaurata. Convocò subito un Concilio a Roma, nel Laterano (a cui parteciparono anche molti padri greci) e condannò il monotelismo (una sola volontà divina in Cristo) ed il monergetismo (una sola azione divina in Cristo). In quel Concilio fu anche proclamata la verginità della Madonna, prima del parto, nel parto e dopo il parto. Cominciò la persecuzione da parte dell’imperatore Costante. L’esarca di Ravenna, Olimpio, fu incaricato di uccidere o arrestare il Papa: ci fu un tentativo di ucciderlo durante una celebrazione liturgica nella basilica Lateranense, ma un intervento miracoloso salvò il Papa (il sicario si accecò); Olimpio si ribellò all’imperatore e cercò di creare un suo regno in Italia combattendo in Sicilia contro gli arabi. San Martino, con un’enciclica, comunicò alla Chiesa le decisioni e scrisse lettere all’imperatore, alla Chiesa di Cartagine e altre Chiese d’Oriente. Fu poi arrestato a Roma nel 653 dall’esarca Calliopa e trasferito con un tristissimo viaggio a Costantinopoli, dove giunse l’anno dopo. In una serie di lettere san Martino descrive le sofferenze che gli furono inflitte. Il pontefice è accusato di aver favorito la ribellione di Olimpio e viene condannato a morte: naturalmente non si parla delle questioni teologiche. L’imperatore commuta la pena nell’esilio in Crimea (a Cherson), dove Martino giunge nel 654. Era un luogo desolato, dove non c’erano cristiani. Il Santo è privo di ogni risorsa e soffre anche la fame. Abbiamo quattro lettere nelle quali descrive le sue sofferenze nel viaggio da Roma a Costantinopoli e nell’esilio di Cherson. È abbandonato da tutti: a Roma si elegge, mentre era ancora vivo, il successore sant’Eugenio. Martino gli augura ogni bene e scrive: ‘Sono rimasto sconfortato dalla noncuranza ed insensibilità di tutti coloro che una volta mi appartennero, dei miei amici e parenti che così completamente si sono dimenticati della mia infelicità, tanto che non vogliono sapere nemmeno se sono vivo o morto’. Lo venera la Chiesa latina, ma anche le Chiese ortodosse (credo che sia l’unico Pontefice romano che, con san Pietro, è venerato dagli ortodossi); egli è anche, quindi, un apostolo dell’ecumenismo. Nella lettera autografa che, in occasione della celebrazione del XIV centenario della nascita del Santo mi inviò il 13 aprile 1991 papa Giovanni Paolo II, di veneratissima memoria, si legge: ‘Con il Concilio e le sue lettere (san Martino I) difese la verità, condannò l’errore, operò per l’unità della Chiesa, corpo mistico di Cristo. Fu chiamato dai suoi contemporanei ‘Padre di diamante’ (Adamantino) per l’invitta forza della sua parola e delle sue azioni’. Ed augurava, il Santo Padre, che ‘le gesta di un così grande Pontefice’ quasi rivivano in questo nostro tempo, in cui bisogna corroborare con forti esempi gli animi dei fedeli’. San Martino I è dunque un Pastore, di vivissima attualità, al quale dobbiamo amore e devozione.
Il coraggio e la fede di un Papa martire
Papa san Martino I fu figlio della Chiesa di Todi. Lo venera la Chiesa latina, ma anche la Chiesa ortodossa; egli è anche, quindi, un apostolo dell'ecumenismo
AUTORE:
' Decio Lucio Grandoni