La recente vicenda che è stata forse eccessivamente enfatizzata dai mezzi di comunicazione e che ha messo in evidenza gli effetti dannosi della “cerivastatina”, mi induce a proporre alcune riflessioni. Il farmaco ha causato importanti effetti dannosi e talora anche la morte, in un numero elevato di pazienti che ne hanno fatto uso negli ultimi anni. La cerivastatina appartiene ad una categoria di farmaci, denominati con il termine generico di “statine”, che hanno rappresentato una importante conquista della farmacologia moderna per la prevenzione e la cura della malattia arteriosclerotica, per la loro capacità di ridurre i livelli di colesterolo nel sangue. Il colesterolo è una sostanza importante per il nostro organismo essendo costituente essenziale delle nostre cellule, in particolare del sistema nervoso, e precursore di vari ormoni. Esso viene sintetizzato nel nostro organismo ed in parte introdotto, già costituito, con l’alimentazione. Il colesterolo viene veicolato nel sangue da composti denominati lipoproteine. Quando esso supera determinati livelli nel sangue può depositarsi in maniera eccessiva nelle pareti delle arterie e favorire lo sviluppo dell’arteriosclerosi. L’ipercolesterolemia infatti è uno dei principali fattori di rischio della malattia degenerativa arteriosclerotica e quindi può rendersi responsabile di episodi di infarto cardiaco, di ictus cerebrale, ecc. Pertanto l’uso delle “statine” attualmente è molto diffuso fra la popolazione, naturalmente su prescrizione del medico. La cerivastatina si è dimostrata avere una maggiore capacità di effetti avversi rispetto alle altre molecole della stessa categoria attualmente disponibili in farmacia. Di questo si è presa consapevolezza soltanto adesso, direi incomprensibilmente, dal momento che ogni farmaco prima di essere posto in commercio subisce un rigoroso filtro di sperimentazioni sull’animale prima e sull’uomo poi, al fine di garantire che gli effetti nocivi siano minimi e certamente insignificanti rispetto ai vantaggi prodotti. Al di là delle responsabilità, che andranno verificate dagli organi istituzionali, vorrei precisare che in Italia la situazione è più favorevole che in altri paesi, sia perché la cerivastatina viene impiegata a dosaggi relativamente più bassi, sia perché in genere non viene associata ad altri farmaci che possono potenziarne gli effetti dannosi. Di qui viene l’invito per quelle persone che fanno uso di questo farmaco a sospenderlo e a consultare il proprio medico. Non c’è motivo di preoccupazione perché gli effetti collaterali, riconosciuti tempestivamente con semplici esami del sangue, regrediscono con la sospensione del farmaco. L’episodio della cerivastatina d’altro canto ci suggerisce un’altra riflessione. Con i farmaci in genere bisogna essere cauti, assumendoli quando siano effettivamente necessari, su consiglio del proprio medico e con i dovuti controlli. Oggi siamo fortemente sollecitati, anche da interessi commerciali, a risolvere i nostri problemi di salute con le pillole, senza considerare che tutti i farmaci hanno potenzialità per effetti avversi in quanto in qualche modo essi interferiscono con l’equilibrio fisiologico di un organismo. In molti casi i problemi della salute prima ancora che con i farmaci, si affrontano e si prevengono con un regime di vita sano. Ad esempio, le concentrazioni plasmatiche di colesterolo possono abbassarsi, sia pure parzialmente, con un adeguato regime di alimentazione e con una vita meno sedentaria. In tal modo è possibile, almeno in un discreto numero di soggetti, evitare di assumere il farmaco per normalizzare la colesterolemia. Naturalmente il farmaco mantiene la sua funzione terapeutica quando sia realmente necessario, cioè secondo le indicazioni fornite dal proprio medico.
Il colesterolo e gli effetti negativi della cerivastatina
AUTORE:
Fausto Santeusanio