Stiamo vivendo giorni di grazia che ci aiutano a ritemprare la nostra fede e contribuiscono a darci forza nel nostro vivere quotidiano. Ci sentiamo consolati da Dio per più motivi, che ci coinvolgono fin nel nostro essere più profondo. Come non ricordare, anzitutto, la visita del Santo Padre in Assisi, appena due settimane fa. Con lui abbiamo vissuto momenti di vera commozione: abbiamo ascoltato la sua parola vibrante e visto dal vivo i suoi gesti concreti, abbiamo goduto del suo sorriso e dei suoi abbracci affettuosi, nel lento procedere per le vie di Assisi, stracolme di fedeli da tutta l’Umbria. Anche il cielo ci ha assistito: le nubi si sono diradate e timidi raggi di sole sono usciti a rallegrare la nostra festa. Oltre a quello della sua visita, Papa Francesco ci ha fatto altri due doni, veramente grandi. Tre mesi prima di venire in Umbria, ha firmato il decreto con il quale la Chiesa riconosce autentico il miracolo ottenuto per intercessione della serva di Dio Madre Speranza di Gesù, fondatrice del santuario di Collevalenza, aprendo la via della beatificazione. Inoltre, qualche giorno dopo il pellegrinaggio in Assisi, il Santo Padre ha dato la sua approvazione per l’estensione a tutta la Chiesa del culto della beata Angela da Foligno, iscrivendola ufficialmente nel catalogo dei santi. Due fatti di grande importanza, che arricchiscono ancor più la storia religiosa e sociale di una terra come la nostra, fertile di santità e di fulgidi testimoni del Vangelo. Vengono riproposte alla nostra venerazione due donne di epoche lontane tra loro, con vicende personali assai diverse, accomunate però da un sentimento: l’amore appassionato a Gesù, al Figlio di Dio fatto uomo, conosciuto tramite le Scritture, avvicinato nella preghiera, adorato profondamente nella meditazione e nelle estasi mistiche, che entrambe hanno sperimentato in maniera straordinaria. Angela ha avuto un’esistenza travagliata, da ricca e gaudente, ma a poco a poco è riuscita a capire che il vero bene, ciò che dà senso alla vita, non sono le ricchezze e gli agi, ma il sentirsi amati: e lei scopre di essere amata, senza limiti, dal Sommo Bene, dall’Amore puro, dal Cristo “passionato” e dolente, cantato dal conterraneo Jacopone da Todi nelle Laude.
In una celebre estasi, Angela si sente come rapita da Gesù crocifisso che le sussurra: “Non ti ho amata per scherzo!”. Le rivelazioni divine, raccolte in un famoso Liber, non solo ne fanno una grande mistica ma anche una finissima teologa, ammirata lungo i secoli da tanti uomini di Chiesa e studiosi. Madre Speranza ha avuto una storia diversa. Donna del Novecento, a noi contemporanea, ha vissuto il travaglio ideologico di un intero secolo. È divenuta umbra per vocazione, essendo nativa dell’assolata terra di Murcia, nel sud della Spagna. Venuta in Italia e poi a Collevalenza per ispirazione divina, bene si è inserita nella realtà religiosa e sociale della regione. Anche lei grande mistica, ha potuto sperimentare nel suo corpo la passione del Signore, che tuttavia le si è rivelato sempre come Amore misericordioso, il quale “dimentica e non tiene in conto le offese ricevute”. È la stessa logica evangelica di Angela, la stessa volontà divina, la quale non chiede se non di far comprendere agli uomini che il nostro è un Dio che ama, che sa esprimere solo amore. Questo il grande messaggio che le due grandi donne ci hanno lasciato: fiducia totale in Dio, fonte di amore per tutto il genere umano. È il messaggio che anche Papa Francesco ha rilanciato in questi pochi mesi di pontificato e durante il suo pellegrinaggio ad Assisi. È l’unico messaggio che gli uomini della nostra epoca possono capire. Il Papa, esaltando le due sante umbre, ci affida il compito di trasmettere questo annuncio di speranza a tutto il mondo, perché chi vive nelle tenebre si apra al calore della luce e chi vive nella paura e nella disperazione sappia che non è solo, ma c’è sempre un Padre che lo cerca, anzi, una tenera madre, che è Dio stesso. E ci consola sapere che il Cielo è sempre aperto su questa nostra amata terra umbra.