So bene che è noioso parlare sempre di Berlusconi o di Bossi, ma ci sono temi segnati e non si sfugge facilmente, anche se questo giornale fa di tutto per non inseguire a ogni costo la cronaca spicciola. Questa volta Bossi ci stimola a riflettere sulla sua esternazione, secondo cui il cardinale Ruini sarebbe un “tuttologo”. Lo ha detto a commento di alcune affermazioni del Presidente della Cei (Conferenza episcopale italiana) che non gli sono piaciute. Con quella parola voleva dire che Ruini di certe cose non se ne intende e quindi dovrebbe tacere. Bossi, lui sì che se ne intende. Non entro nelle spire della polemica. Penso solo che si debba riflettere seriamente su che cosa deve fare e deve dire la Chiesa in una società articolata, pluralistica e complessa, dove per ogni settore della vita e della società si esigono competenze specifiche e profonde.Deve tacere? E chi dovrebbe parlare al suo posto? Lasciare che i tecnici e i manovratori facciano quello che vogliono? Si deve fidare di chi governa perché ha dalla sua parte la maggioranza dei consensi? Deve farsi un suo staff di tecnici e scienziati cattolici per avere una soluzione a tutti i vari problemi che si presentano? Oppure si deve limitare a dire siate giusti, siate buoni, vogliamoci bene? Queste domande non se le pone Bossi, ma molti nella Chiesa sentono questo problema e non da oggi. Basti pensare alla laboriosa formulazione della Costituzione Gaudium et spes (La Chiesa nel mondo) del Concilio Vaticano II, in cui sono indicati i criteri di un rapporto sempre aperto alla dialettica della storia. Per quanto riguarda l’appellativo “Tuttologo” si deve dire che esso in negativo rappresenta quello che la Chiesa deve fare in positivo e cioè interessarsi di tutto, dal punto di vista che le compete, quello della dimensione morale dei comportamenti individuali e sociali. Nulla di ciò che è umano le è estraneo e di tutto si deve interessare, anche delle cose che sembrano minime e lontane dalla sua missione, per amore e in difesa della persona umana, della famiglia e della società in cui la Chiesa vive e di cui fa parte. La Chiesa non erige i suoi trionfi sulle ceneri dell’umanità in una dinamica di contrapposizione, quella del ‘tanto peggio tanto meglio’, ‘più sono disperati più saranno credenti’. Questa non è la filosofia della Chiesa cattolica. La persona umana e la comunità degli uomini sono oggetto di attenzione, di cura, di interessamento da parte della Chiesa, che desidera contribuire con le parole e con le opere al bene collettivo, al benessere e, per quanto possibile, alla felicità. Quello che è precluso all’insegnamento della Chiesa è l’indicazione dettagliata delle soluzioni tecniche dei problemi, anche se talvolta tra scelta morale e soluzione tecnica, come nei casi di bioetica, non c’è una chiara e facile distinzione. La Chiesa può sempre dire e richiamare però che quel tipo di soluzione legislativa è ingiusta e va contro la vita umana, contro la dignità e la libertà, umilia persone deboli, può dire che va privilegiata la famiglia e i figli piuttosto che gli svaghi, può dire che le pensioni devono dare speranza a chi si accinge a lasciare il lavoro, può dire che le droghe pesanti e leggere in modi diversi sono una minaccia all’integrità fisica e psichica delle persone soprattutto dei giovani, può dire che la pace, anche se faticata e fatta di compromessi è preferibile ad una guerra, può dire che è più umana e cristiana l’accoglienza dell’immigrato, quando avviene in condizioni legali, piuttosto che la chiusura egoistica e strafottente dei paesi ricchi, può anche dire che nel grande commercio internazionale ci devono essere le regole che consentano ai produttori di paesi arretrati di non essere presi per il collo dalle grandi imprese produttive e commerciali. Insomma è tuttologo il cardinale e coloro che come lui fanno comunicazione e testimonianza nella Chiesa o qualcuno vorrebbe che fossimo tutti, perché cattolici, muti, sordi e ciechi?
Il cardinale ‘tuttologo’
AUTORE:
Elio Bromuri