Un allarme lanciato in maniera pacata, ma assolutamente “grave”: è la voce del card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, che si è levata all’apertura dell’Assemblea generale dei vescovi. Cosa sta succedendo in Italia, se il presidente della Cei parla di “vortice dell’emergenza”, di un “Paese al bivio”? Se giunge ad ammonire i politici perché diano il massimo del contributo, tutte le parti in causa, evitando “intoppi e impuntature” che “resteranno scritti nella storia”?
Evidentemente la posta in gioco è il prolungarsi e forse l’incancrenirsi di una crisi dalle molteplici facce, che il card. Bagnasco ha dipinto come fonte di “angoscia” per un numero crescente di persone, non solo per motivi economici ma anche etici e personali; dove emerge ancora una volta, come in tanti altri casi di difficoltà, la “generosità dei cristiani” ma che potrebbe non bastare più. Quindi, il monito della Conferenza episcopale è chiaro: il dovere di tutti, a partire dai cristiani, è quello di essere partecipi di un grande sforzo per far recuperare alla società la forza di riprendere un percorso di crescita e sviluppo, le cui basi prima che economiche e finanziarie sono da cercare in un generale orientamento per il “bene comune”, prima e vera vittima della crisi finanziaria e politica di questi ultimi anni.
Il Cardinale ha aperto la sua prolusione con parole di fiducia e profonda gioia per l’elezione di Papa Francesco, parlando del fatto che con questo evento recente “la Chiesa e il mondo guardano a Roma”. Questa visione positiva e provvidenziale si colloca quasi come baluardo di fronte alle difficoltà, oggettivamente gravi, del momento politico ed economico, non solo per l’Italia ma per tutta l’Europa. Per questo – ha ricordato Bagnasco – urgono “le opere della fede”, che già sono evidenti nelle migliaia di strutture di carità e solidarietà che aprono le porte (parrocchie, centri di ascolto, mense ecc.) ai tanti bisognosi e ai nuovi poveri figli di questa crisi.
Le parole più impegnative, quasi di “rimprovero”, il presidente dei Vescovi le ha avute per il mondo politico, quando ha parlato di “situazioni intricate e personalismi, che hanno assorbito energie e tempo, degni di ben altro impiego, vista la mole e la complessità dei problemi che assillano famiglie, giovani e anziani”.
Secondo il Cardinale, “dopo il responso delle urne, i cittadini hanno il diritto che quanti sono stati investiti di responsabilità e onore per servire il Paese, pensino al Paese senza distrazioni, tattiche o strategie che siano”. Un evidente riferimento alle lungaggini estenuanti che hanno preceduto la nascita del governo Letta, questa sorta di “grande coalizione” auspicata dal presidente Napolitano che, senza il suo autorevole intervento, forse non avrebbe visto la luce. Un richiamo quindi che i politici italiani, di tutti gli schieramenti, non possono far finta di non conoscere, perché viene offerto con rispetto e anche con grande sincerità, frutto dell’amore per l’Italia che la Chiesa intera ha sempre mostrato e che i Vescovi interpretano, anche a nome del popolo cristiano, pronto a spendersi per il bene di tutti.
Un accenno infine alle parti conclusive della prolusione del card. Bagnasco, nelle quali emerge il tema complesso e dibattuto della vita, dell’etica, della bioetica. Si tratta di un coacervo di problemi deflagranti, alcuni dei quali definiti addirittura “disumani e spietati” (dove è in gioco, come nel caso della tutela dell’embrione, la sopravvivenza di un essere umano a tutti gli effetti). Il Cardinale ha fatto riferimento – ad esempio – anche alle richieste di riconoscimento delle unione gay, sulle quali ha affermato che si tratterebbe di “rappresentazioni similari” alla famiglia, che in “modo felpato” andrebbero a costituire un vulnus progressivo alla specifica identità della famiglia”.
In aggiunta, ha affermato che queste unioni “non sono necessarie per tutelare diritti individuali in larga misura già garantiti dall’ordinamento”. Stesso discorso per eutanasia, suicidio assistito, addirittura infanticidio, citati dal card. Bagnasco quali sintomi di un abbandono del valore supremo della “sacralità della vita”. Come pure, emerge il tema della libertà di educazione e, quindi, della scuola cattolica, gravemente minacciata nella sua sussistenza anche per l’inazione pubblica.
Questo il quadro complessivo della prolusione, che si presenta come un contributo sia al percorso faticoso del nuovo Governo, sia al recupero dell’impegno dei cristiani chiamati a offrire un supplemento di energie per far rinascere il nostro Paese dopo anni di declino.