Il settore biologico si sta palesando in tutta Europa e in Italia molto vivace e in rapida evoluzione, sia nel settore delle produzioni che in quello della zootecnia. Sta diventando sempre più una questione di assoluta priorità, non solo per i suoi promotori, agricoltori ed allevatori, ma anche per gli stessi consumatori, che chiedono di accelerare i tempi per soddisfare una domanda notevolmente superiore all’offerta.Intorno a questi temi di grande attualità si sono confrontati allevatori e agricoltori della Valnerina che, numerosi, hanno partecipato il 29 novembre a Norcia, presso il palazzo municipale al seminario: “Zootecnia biologica: una prospettiva per la Valnerina”. L’incontro, organizzato da Confagricoltura, con il patrocinio della Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Perugia, e la partecipazione di Vito Capozzoli, direttore dell’unione provinciale agricoltori di Perugia, è servito a fare il punto sui metodi di conduzione dell’allevamento biologico, soprattutto a seguito dell’applicazione del regolamento europeo 1804/’99 sulle linee di attuazione per le produzioni animali biologiche. Il biologico è possibile, specialmente in Valnerina; il passaggio da convenzionale a biologico in molte aziende può essere considerata la naturale conseguenza dello sviluppo di questo territorio che, già attualmente, fa dell’agricoltura biologica un punto forza della propria economia. Questa la tesi sostenuta dal dottor Mariano Pauselli, del dipartimento di scienze zootecniche dell’Università di Perugia, per il quale “il metodo biologico non può che essere il passo successivo allo sviluppo di questa zona montana”.”I dati, che parlano di 158 allevamenti da latte in Valnerina, di cui l’80% bovini ed ovini, con una produzione di latte annua pari a 70 tonnellate – ha enunciato – testimoniano che ci troviamo di fronte ad allevamenti di piccole dimensioni, il cui impatto biologico, però, rispetto agli allevamenti di pianura di tipo intensivo, è sicuramente minore. A sostegno di queste elevate potenzialità, il passaggio al biologico potrebbe essere accelerato semplicemente rispettando una serie di accorgimenti in più, come il miglioramento della qualità dei foraggi (ottimizzandone i sistemi di raccolta e conservazione), la correzione delle razioni (magari usando anche scarti di lavorazione dei prodotti biologici per uso umano come le lenticchie e il farro), l’adeguamento delle stabulazioni (in maniera tale che queste siano rispondenti alle esigenze biologiche e etologiche degli animali, come la libertà di movimento), la riconsiderazione del pascolo nella tecnica di allevamento e la costituzione di una rete comprensoriale di produttori di concentrati semplici biologici”. Sensibili incentivi allo sviluppo del settore biologico, inoltre, arriveranno dallo stesso piano di Sviluppo rurale 2000-2006 della Regione Umbria. “L’adesione al biologico – ha affermato la dottoressa Enrica Berna – porta al beneficio di contributi. Tutti i titolari delle aziende biologiche e in conversione, ma che abbiano presentato entro il 10 novembre dell’anno precedente a quello di riferimento notifica di attività con metodo biologico, potranno richiedere contributi. La scadenza per la presentazione delle domande è stata fissata al 21 gennaio prossimo”.
Il biologico come passo successivo allo sviluppo della montagna
Norcia / "Zootecnia biologica: una prospettiva per la Valnerina"
AUTORE:
Antonella Franceschini