Le firme a sostegno del referendum abrogativo della legge sull’affidamento dei servizi idrici a società private hanno superato quota 500 mila, ossia la soglia per l’ammissibilità. In 25 giorni, dicono dal Comitato del referendum per l’acqua pubblica, sono 516.615 le firme raccolte in Italia. L’obiettivo è di almeno 700 mila firme entro il 4 luglio. Si chiede di abolire la possibilità di dare la gestione dei servizi idrici ai privati o a società a capitale misto (con almeno il 40 per cento privato). Il Governo continua a ribadire che la proprietà dell’acqua resterà pubblica. Ma il suo costo aumenta. Come altri servizi finiti, per volontà politica, in mano a gestori privati. Privati che stanno garantendo – ormai da circa un decennio – parte di quegli investimenti per nuove opere e di manutenzione che il Pubblico, squattrinato, non faceva più. Adesso però, i sindaci di alcuni Comuni italiani, che un tempo gestivano in proprio i loro acquedotti, hanno modificato i loro statuti – o lo stanno facendo – per tornare indietro a “ripubblicizzare” l’acqua. “I Comuni possono così riappropriarsi dei loro acquedotti, i cittadini dell’acqua”, afferma la coordinatrice regionale della campagna “Acqua bene comune”, Elisabetta De Persio. “L’Umbria è la terza regione più cara d’Italia per le tariffe idriche”, continua Elisabetta De Persio, citando la rivista Altroconsumo. Dati che i gestori privati contestano. “Vogliamo togliere dalle mani dei privati – continua – la gestione di tanti acquedotti, già pagati con le tasse dei cittadini. Nelle spa quali Umbra Acque, Vus e Sii, i privati, tramite i patti parasociali, esercitano un’ingerenza totale sulle scelte strategiche, pur se la proprietà della spa è in mano ai Comuni e, dunque, alla sfera pubblica. Ma che l’acqua sia pubblica è ormai solo un’apparenza”. Umbra Acque, gli investimenti dei privatiSpa dell’acqua. Sono loro “i nemici” dei referendari? No. Anche perché i loro investimenti migliorano la qualità dell’acqua. Alcuni esempi dei lavori della sola Umbra Acque spa: l’acquedotto per il rifornimento idrico del comprensorio della Media Valle del Tevere (costo: 14,30 milioni di euro, di cui 8,80 di fondi pubblici), il sistema acquedottistico per il rifornimento idropotabile dei Comuni dell’Alta Valle del Tevere (18,50 milioni di euro, di cui 11,20 di fondi pubblici), l’accorpamento della depurazione dei Comuni di Citerna, San Giustino e Città di Castello (4,40 milioni di euro di cui 3 di fondi pubblici), il depuratore di Ponte Valleceppi e i collettori fognari (7,80 milioni di euro, di cui 3,20 di fondi pubblici), l’acquedotto per il completamento dei rifornimento idrico del comprensorio del lago Trasimeno (10,60 milioni di euro, di cui 7,70 di fondi pubblici). I Comuni, prima dell’avvento dei privati, avevano acquedotti “colabrodo”, acque più impure, meno controlli. Ma gli investimenti fatti dai privati per migliorare il servizio devono ripagarsi con la tariffa: tocca ai cittadini mettere mano al portafoglio, interessi compresi. “Noi recuperiamo gli investimenti fatti, ripianiamo i costi e proviamo a fare utile”, afferma l’amministratore delegato di Umbra Acque, uomo di Acea, il quarantaduenne Alessandro Carfì. Il suo ragionamento non fa una grinza. Di conseguenza Umbra Acque, dopo ripetuti inviti a pagare, chiude l’erogazione dell’acqua ai morosi. Chi non paga non beve, né si lava. Mentre i Comitati dell’acqua tuonano contro quei politici che hanno dato ai privati l’incarico di gestire una risorsa “bene comune”. In tre anni l’acqua è aumentata dal 20 al 40%Nell’aprile 2009, il primo – e ultimo, finora – focus sulle tariffe del servizio idrico integrato dell’Agenzia Umbria ricerche (Aur), curato da Marina Ripavella, aveva messo in evidenza la lievitazione delle stesse. I ricercatori dell’Osservatorio tariffe e tributi locali dell’Aur hanno calcolato gli aumenti dal 2005 al 2008, confrontando le tariffe applicate nell’ipotesi che i metri cubi di acqua fatturati siano gli stessi per il servizio idrico, di fognatura e di depurazione. Nell’Ati 1 e 2 dove opera Umbra Acque Spa, una famiglia di 4 persone ha subito un aumento pari al +21,5% con un consumo di 200 metri cubi annui (dai 149 euro del 2005 ai 180 del 2008). Nell’Ati 3 dove opera la Valle Umbra Servizi spa, la stessa famiglia ha subito un aumento del +27,3% all’anno (dai 159 euro del 2005 ai 203 del 2008). Nell’Ati 4 dove opera il Sii, la stessa famiglia ha subito un aumento del +41,5% all’anno (dai 128 euro del 2005 ai 181 del 2008). Chi gestisce gli acquedotti umbriUMBRA ACQUE SPADove opera38 comuni degli Ambiti territoriali integrati (Ati) 1 e 2 (area di Gubbio, Città di Castello, Umbertide, la zona del Lago Trasimeno, Perugia, Todi e Città della Pieve). Il capitale sociale e legato all’azionariato è di 15.549.889 euro, ripartito per il 60 per cento tra soggetti pubblici (il Comune di Perugia è titolare della quota di maggioranza, pari al 33 per cento) e per il 40 per cento tra soggetti privati (Acea Spa). I numeri del servizio idrico integrato460 mila abitanti, pari a circa 220 mila utenze. 90 mila metri cubi di acqua distribuiti in media ogni giorno140 mila metri cubi di acqua depurati in media ogni giorno; 5 mila chilometri di acquedotti3.500 chilometri di condotte fognarie140 stazioni di acquedotto161 stazioni di depurazione e di fognatura170 impianti di depurazione. VALLE UMBRA SERVIZI (VUS) Dove operaAti 3 (territori di Spoleto, Foligno e la Valnerina). Azienda multiutility, distribuisce anche gas e fa raccolta dei rifiuti. È costituito dalla capogruppo Valle umbra servizi spa e dalle aziende controllate Vuscom, Vusgpl, Centro Ambiente e Trec. Complessivamente la multiutility fattura circa 60 milioni di euro all’anno. I numeri del servizio idrico integrato152.311 abitanti 335 dipendenti e 198 mezzi2.910 chilometri di acquedotti864 chilometri di fognature119 depuratori900 fra sorgenti, pozzi e serbatoi. SERVIZIO IDRICO INTEGRATO (SII) Dove opera32 comuni dell’Ati 4 (provincia di Terni) Scietà consortile per azioni. Composizione societaria: 51% degli stessi Comuni riuniti in consorzio; 25 % di Umbriadue Scarl; 18% di Asm Terni Spa; 6% di Aman Spa. I numeri del servizio idrico integrato220 mila abitanti61 sorgenti e 81 pozzi3000 chilometri di reti di adduzione e distribuzione di acqua247 serbatoi per oltre oltre 45 mila metri cubi108 impianti di depurazione900 chilometri di reti fognarie252 impianti di sollevamento fognario.
I signori dell’acqua
Prosegue la raccolta firme contro la privatizzazione degli acquedotti. La situazione nella nostra regione: proprietari sono i Comuni, ma...
AUTORE:
Paolo Giovannelli