I nuovi volti di una generazione allo sbando

REGIONE. Conferenza sulle dipendenze: dalla droga al gioco d'azzardo

Forse la verità sulle cause per cui gli umbri, specie tanti giovani, cercano false ‘vie di fuga’, la dice il sociologo Paolo Montesperelli: ‘La famiglia è in crisi, i rapporti fra le generazioni si stanno sempre più sfilacciando ‘. Come dire: ecco il risultato, ecco perché anche oggi siamo qui ad interrogarci su come lottare contro le dipendenze. Il contesto, stavolta, è quello della Conferenza programmatica regionale sul tema, svoltasi il 4 e il 5 dicembre a Foligno. Se la famiglia reggesse – ma non regge, né viene aiutata dallo Stato – impedirebbe tali fughe dalla realtà, di cui molti, e sempre più giovani, si rendono protagonisti. Una volta c’era solo l’eroina a far paura. C’è anche oggi, e l’Umbria lo sa bene, detenendo il tristissimo primato in Italia di 37 persone morte per overdose, di cui 31 in provincia di Perugia e 6 in quella di Terni. Ma sul mercato delle droghe c’è anche l’affermazione prepotente della cocaina, che ora viene iniettata anche in vena. Aumenta l’uso dell’alcol e dei superalcolici da parte dei giovanissimi, perché la legge sul divieto di vendere alcolici ai minori è del tutto elusa. Pochi controlli, ugualmente poche ‘stangate’. Chi vende alcol ai minori resta impunito e nei locali impazza il fenomeno del binge drinking, che consiste nel bere in fila cinque o sei bicchieri di bevande alcoliche o superalcoliche (quattro o cinque per le donne). Il binge drinking, ‘moda’ importata dagli Usa e dalla Gran Bretagna, viene praticato dai giovanissimi anche tre volte al mese, al solo scopo di ‘uscire di testa’ con un’ubriacatura violenta. Il fumo di sigaretta è più diffuso tra le donne umbre: purtroppo fuma ben il 30,1 per cento delle ragazze fra i 15 e i 19 anni. Hanno poi preso piede altre forme di dipendenza, davanti alle quali l’Umbria non sa come difendersi. Aumenta l’utenza di disagio multidimensionale, che richiede forme di sostegno e di assistenza sempre più complesse. I problemi derivano in particolare dal gioco d’azzardo, dalla dipendenza dai videopoker, ma anche da disturbi alimentari come anoressia e bulimia, indotti da precisi modelli sociali. La risposta a tutti questi multi-disagi dovrebbe essere ‘la rete’, il lavoro di squadra fra le istituzioni, gli operatori sociali, la Sanità, le Forze dell’ordine, il volontariato, ecc. In Umbria la rete c’è, ma non funziona. Lo ha messo subito in chiaro, proprio all’inizio della conferenza, la direttrice generale dell’Asl 3, Gigliola Rosignoli. Giusto per capirsi.

AUTORE: Paolo Giovannelli