Cosa racconta l’ultima relazione del presidente della corte di Appello di Perugia, Antonio Buonajuto, in occasione dell’anno giudiziario 2009? Che Umbria ci consegnano, dal loro punto di osservazione, i giudici? Iniziamo dalla cose gravi, quelle che mettono in pericolo la vita dei cittadini. “Continua la tendenza verso un lento ma costante decremento degli omicidi volontari, mentre lievitano al contrario i reati di lesione volontaria (passati da 830 a 935)”, scrive Bonajuto. Dunque un’Umbria più nervosa, più insicura, più instabile? Magari meno responsabile, pur di arrivare al “successo”? Al dato precedente aggiungiamo che aumentano, rispetto all’anno precedente, gli omicidi colposi sul lavoro (morti bianche: + 72%) e gli incidenti stradali (+ 63%). “Benché il sistema delle norme preventive e canzonatorie sia stato recentemente riveduto – scrive il presidente della corte di Appello perugina -, ancora si registrano episodi che reclamano una tutela più avvertita della vita e dell’incolumità dei lavoratori, insieme alla dignità e qualità del lavoro e delle sue concrete condizioni”. Anche il dottor Bonajuto, seppur con tatto, non può fare a meno di avanzare una preoccupante ipotesi, peraltro largamente condivisibile. Sul lavoro scrive infatti: “La crescente debolezza del rapporto di lavoro e il frequente ricorso alla manodopera precaria, quando non extracomunitaria, sono forse la causa della scarsa capacità della ‘domanda di sicurezza’ del sistema”. Chiaro, no?
Stranieri e Penale: molte vittime e qualche carnefice
In aumento i procedimenti penali a carico di cittadini stranieri extracomunitari, sia a Terni sia a Perugia, in relazione “al sempre più consistente flusso migratorio che investe l’Umbria”. Gli stranieri commettono reati “concernenti la violazione della normativa sugli stupefacenti, lo sfruttamento della prostituzione e l’ingresso di clandestini” in Italia. In Corte d’assise pendono tuttora due procedimenti relativi a forme di criminalità finalizzata al traffico di esseri umani, a carico e in danno di cittadini extracomunitari: delinquenti stranieri che scambiano altri stranieri come “merce” sui mercati internazionali del malaffare. Un fenomeno da tenere sotto strettissimo controllo – anche nella “tranquilla” Umbria – poiché il traffico di esseri umani è l’altro mercato redditizio delle mafie mondiali, di un solo passo indietro rispetto a quello della droga.
Le denunce degli umbri mentre le carceri “scoppiano”
Vediamo ora alcuni numeri sui principali reati iscritti nel registro delle notizie di reato. Ossia quelle “malefatte” maggiormente denunciate alle procure dell’Umbria. Dal luglio 2007 al giugno 2008, in testa, spiccano i furti commessi da ignoti (13.840), seguiti dai reati contro il patrimonio (2.181 quali: rapina, estorsione, usurpazione, danneggiamenti). Pesante anche i numeri delle denunce di reati in materia finanziaria (1.322) e di sostanze stupefacenti (1.003), nonché di quelle riguardanti la guida in stato di ebbrezza e/o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti (885). Intanto è in “costante aumento” la presenza di detenuti nelle carceri umbre (dai 658 al 30 giugno 2007 si è passati agli 858 di un anno dopo). “Ancora più significativo – ha detto il presidente Bonajuto – è ritenuto l’incremento dei detenuti con problemi di tossicodipendenza che sono il 28,7 per cento, con un + 8% rispetto a 12 mesi prima”. Dalla relazione emerge anche che i reclusi sottoposti al regime 41 bis, il “carcere duro”, sono 92 tra Spoleto e Terni, ben l’11 per cento del totale nazionale. Sono invece 115 i detenuti inseriti nel circuito dell’alta sicurezza.
Giustizia / non giustizia
Riguardo ai “tempi e alla qualità della giustizia penale nel Distretto” Bonajuto conferma le valutazioni di un anno fa, per un settore segnato “da annosi problemi strutturali e di risorse ma anche dalle elefantiasi delle garanzie procedurali e da un improprio utilizzo degli istituti processuali… A rendere ancora più difficile la vita del processo vi è il crescente fenomeno della sovraesposizione mediatica e le pesanti ricadute sull’opinione pubblica, spesso mobilitata a favore o contro gli esiti che ne scandiscono il tormentato percorso e i magistrati che lo gestiscono”. Parole che rimandano al processo Kercher, senza nominarlo, che ha subìto la sovraesposizione mediatica di delitti come Cogne e Garlasco.