Col senno di poi – e parlo innanzi tutto per me, che ci avevo creduto – bisogna amaramente riconoscere che è stata un disastro l’idea di Monti di “salire” (come ha detto lui) in politica; o piuttosto di “scendervi” (visto l’esito). Se lui se ne fosse stato fermo a bordo campo, come Napolitano gli aveva suggerito, oggi sarebbe lì pronto per un nuovo incarico di governo o di garanzia, al di sopra delle parti: in ogni modo, una possibile via d’uscita dal labirinto in cui siamo cacciati. Invece, come forza politica è irrilevante, comunque non risolutiva; e come personalità apartitica è bruciato. Ma consoliamoci (si fa per dire): oggi non ci sono più le condizioni per un nuovo governo Monti, neppure mettendo un signor X al suo posto. Perché per fare un Governo non basta la persona, o le persone; ci vogliono altre due cose, e cioè un programma e una maggioranza. Il governo Monti li aveva, anche se la maggioranza era piuttosto anomala; ma oggi quella maggioranza non sarebbe più proponibile, per due ragioni: primo, anche se ci fosse la volontà delle forze politiche di stare insieme, non ci sarebbe nessun punto d’incontro sui programmi; secondo, sarebbe un suicidio, soprattutto dal punto di vista del Pd. Infatti un simile Governo anomalo deluderebbe tutti: basandosi su un compromesso, non farebbe quasi nulla, e se facesse delle scelte, sarebbero difficili e dolorose. Così crescerebbero ancora i consensi per il Movimento 5 stelle, che ha il gioco facile perché si sottrae a ogni responsabilità, e continuerebbe ad attirare tutto il voto di protesta. Che fare, dunque? Fortunatamente non tocca a me dare risposte, perché davvero non lo saprei. Ci sono momenti nella storia in cui vengono al pettine tutti i nodi che per lungo tempo si sono lasciati crescere e moltiplicarsi, e quando ci si vuol mettere rimedio è troppo tardi. Come nell’Italia fra il luglio e il settembre 1943. Non voglio dire che ora debba finire come allora (distruzioni, lutti, guerra civile, eserciti stranieri e nemici). Dico solo che, quando la Storia presenta il conto degli errori, non se ne esce a costo zero.
I nodi vengono al pettine
AUTORE:
Pier Giorgio Lignani