Minoranze creative in grado di rigenerare il Paese. Sul ruolo dei cattolici, e in particolare dell’associazionismo, nell’Italia di oggi sono puntati i riflettori del seminario nazionale di Retinopera (www.retinope- ra.it) che si è tenuto ad Assisi sul tema “Moralità pubblica e passione civile, la sfida della rigenerazione del Paese”. Il compito dei cattoliciHa fatto appello a “un nuovo Rinascimento” il coordinatore di Retinopera, Franco Pasquali, dando il via ai lavori. Un rinascimento per “sviluppare una rinnovata moralità e una nuova passione civile, che comportano una partecipazione, un’adesione, un impegno personale estremamente forti. L’associazionismo cattolico – ha rilevato Pasquali – è in grado di farsi promotore di nuove proposte culturali orientate all’assunzione di nuovi stili di vita e di più sobri comportamenti etici, indispensabili supporti per la creazione di nuovi processi politici ed economici, per porsi al servizio della crescita materiale e spirituale della persona umana”. Compito di un’“imprenditoria politica” fatta da “persone in grado d’interpretare la realtà”, ha precisato il coordinatore del Servizio nazionale Cei per il progetto culturale, Francesco Bonini, è “dare risposte alle questioni che sempre si pongono”, e qui si cela anche “il segreto della presenza e della proiezione pubblica dei cristiani”. Ripercorrendo la storia dell’Italia unita, con un’attenzione particolare al ruolo dei cattolici, Bonini ha osservato che “la via delle opere” è stata “il segreto della fecondità del movimento cattolico”. L’operosità cattolica, ha aggiunto, è “una vicenda di popolo; un tessuto, fatto di persone, associazioni, iniziative, istituzioni, pensieri, parole, opere”. E poco importa se i cattolici sono minoranza, purché, ha ribadito il teologo spagnolo Armand Puig i Tàrrech, si tratti di una “minoranza creativa”, capace di “ricreare” il Vangelo – ossia dargli “cittadinanza solidale” –, “tornare alle origini” ed essere “collegata con il popolo”. I laici associati La “minoranza creativa”, d’altra parte, è tale se non è “delusa e irrilevante”, ha precisato il direttore de “La Società” Claudio Gentili, ma al contrario capace di fermentare la società legando “pensiero e azione”. C’è da prendere coscienza, ha riconosciuto il vescovo di San Marino-Montefeltro, mons. Luigi Negri, che “nella vita della comunità cristiana ci sono sia élite decadenti, sia minoranze creative”: non bisogna preoccuparsi dei numeri – con la “nostalgia di essere maggioranza” o la “difficoltà a vivere in minoranza” – quanto piuttosto avere sempre “attenzione per il soggetto”, in funzione del quale leggere il contingente. “Regole certe” e una “chiave meritocratica” è ciò che credenti e non credenti chiedono di fronte all’attuale situazione del Paese secondo il presidente dell’azienda di sondaggi Swg, Roberto Weber. E per “riconquistare un ethos condiviso, oggi assente nella lettura dei grandi fatti”, gli ha fatto eco Paolo Nepi, docente di Filosofia morale all’Università di Roma Tre, “c’è bisogno del laicato cattolico”, in particolare di quello associato per la funzione che, proprio perché organizzato, riveste. “La stagione conciliare ha promesso al laicato un ruolo da protagonista”, ha sottolineato il docente, ricordando che in tal senso il cammino conciliare “ha dato frutti, ma non è ancora concluso”. Le fondamenta del lavoroBanco di prova importante per sperimentare la moralità pubblica e la passione civile è il lavoro, “azione umana che ha un fondamento etico”, come ha ricordato il presidente nazionale dell’Uneba (Unione nazionale istituzioni e iniziative d’assistenza sociale), Maurizio Giordano. La crisi economica, per il sociologo Mauro Magatti, ha “demolito i capisaldi” di un’economia che, “spostando il centro dal lavoro alla rendita, ha finito per svilire i lavoratori” e rendere il lavoro “irrilevante rispetto ai modelli di sviluppo”. Occorre “vedere sotto una nuova luce il rapporto tra capitale e lavoro”, ha richiamato l’economista Flavio Felice. Ma anche superare vecchie dicotomie, come quella tra capitale e lavoro: compito che richiede l’impegno degli individui, come pure dei sindacati e, in fin dei conti, di una moralità pubblica. A tal riguardo “dobbiamo uscire da una retorica astratta dei diritti e porci concretamente la questione di come i diritti sociali possano essere affermati”, ha evidenziato il segretario generale della Cisl, Giorgio Santini, citando i dati della disoccupazione giovanile. “Quando un giovane su tre non ha prospettive – ha dichiarato – dobbiamo cimentarci con un nuovo pensiero e nuove capacità di vedere il lavoro”. Serve una “forte responsabilità attiva” a tutti i livelli per ripensare i criteri dell’occupazione: è un modo per vivere nell’oggi, per “rigenerare il Paese”.
I Laici appassionati
Associazionismo. Seminario nazionale di studi ad Assisi
AUTORE:
Francesco Rossi