Inaugurazione dell’anno giudiziario anche per il Tribunale amministrativo regionale (Tar) dell’Umbria, martedì scorso, per la prima volta. Una decisione presa a livello nazionale dal Consiglio di Presidenza della Giustizia amministrativa, che il presidente del Tar dell’Umbria, Pier Giorgio Lignani, ha voluto ben definire quale occasione di “formale incontro con le Autorità e la cittadinanza” non “autocelebrativo” ma “doveroso ‘rendiconto’ di ciò che siamo e ciò che facciamo affinché la comunità possa giudicarci”. E questo ha fatto, non senza cogliere l’occasione per andare oltre i numeri e affrontare il grande problema della “giustizia ideale” che la società vorrebbe. Un ragionamento articolato, e complesso e nello stesso tempo sintetico e comprensibile anche ai profani, con lo stile che ben conoscono i lettori che su queste pagine seguivano, anni addietro, i suoi interventi sulle questioni di attualità. Un argomentare per concludere che la giustizia ideale, o meglio globale, che tenga conto dei molteplici aspetti di una situazione, non può essere richiesta ad un giudice, che deve valutare questioni tecniche specifiche. Il che è particolarmente vero per la giustizia amministrativa. “Non si discute, non si può e non si deve discutere – ha detto Lignani – se questo Comune sia amministrato bene o male; si discute della legittimità di un singolo provvedimento e con riguardo ad un singolo, a volte minimo, profilo, errore di forma o di passaggio procedurale”. Il che implica, ha proseguito, che dire che “Il Tar ha bocciato, il progetto”, o al contrario “ha approvato”, non è vero, perché il Tar in realtà si è pronunciato su un cavillo procedurale. Può esserci anche il caso, ha detto il Presidente, che un ricorso sia fondato nel merito ma viziato dal punto di vista procedurale: il giudice dovrà dichiararlo inammissibile. Il giudice amministrativo sarebbe dunque un arbitro che fa applicare le regole. Non gli si può chiedere di migliorare la qualità del gioco. La giustizia in genere – ha concluso Lignani – e in particolare la giustizia nell’amministrazione della cosa pubblica, “devono poggiare sulla partecipazione dei cittadini alla vita pubblica, con gli strumenti della democrazia: le deviazioni che non possono essere sanzionate dal giudice possono e devono essere sanzionate dall’elettore. Ciò richiede una cultura e un’etica condivise, senso civico e informazione”. Come non pensare, a questo punto, al caso Centova, mai citato dal Presidente, uno dei tanti ricorsi in materia di urbanistica ed edilizia, che rappresentano il 44% dei ricorsi pervenuti al tar dell’Umbria nel 2002, dei quali 56 sono contro il nuovo piano regolatore generale di Perugia. “Contiamo di portarli tutti in udienza entro l’anno” ha detto Lignani che ha focalizzato l’attenzione anche sugli abusi edilizi (117) quasi tutti però al confine tra ritrutturazione edilizia e vero abusivismo. Il Tar si è occupato anche di ricorsi per l’installazione di antenne telefoniche, di contributi pubblici (agricoltura e terremoto) ed ha presentato i vantaggi del “rito abbreviato” introdotto nel 2000. “Un procedimento che costa impegno aggiuntivo ai Magistrati (solo 4 a Perugia), ma consente di risparmiare tempo futuro. vengono chiuse in questo modo le controversie relative a gare d’appalto, o a provvedimenti d’esproprio, consentendo alle amministrazioni e ai privati di non vedere bloccate le loro attività per tempi insostenibili. Come nel caso di una Asl che aveva aggiudicato l’appalto per la ristrutturazione del sistema interno di telecomunicazione. Dal giorno del ricorso di una ditta concorrente alla decisione sono trascorsi solo 27 giorni, “e tutto ciò tra luglio e agosto”. Esempio di efficienza possibile, ha detto il Presidente, grazie alla professionalità di tutto il personale del tar dell’Umbria.
I dati sull’attività: il presidente Pier Giorgio Lignani fa il punto
Inaugurazione dell'anno giudiziario del Tribunale amministrativo regionale
AUTORE:
MariaRita Valli