“La più bella ‘arca’ di pace che ci sia nel mondo”. Così, commentando la giornata del 27 ottobre 1986, il cardinale Roger Etchegaray aveva definito la città di Assisi, dove Giovanni Paolo II si era riunito per la preghiera con i capi delle religioni del mondo. Qualche anno più tardi, nel 1993, il Pontefice era tornato nella patria del Poverello per chiedere la fine della guerra in Bosnia e nei Balcani. La cittadina umbra arroccata alle pendici del monte Subasio accoglierà un nuovo incontro interreligioso per invocare la fine di tutte le guerre, specie quella che si sta combattendo con grande violenza in Terra Santa. Un ruolo difficile ed entusiasmante al tempo stesso quello di “città della pace”, che Assisi si ritrova addosso da quasi otto secoli, dai gesti di fratellanza universale con l’uomo e con il creato di cui si fece promotore Francesco di Bernardone. Il vescovo di Assisi, monsignor Sergio Goretti, nel riflettere sulla prossima visita del Papa richiama le parole pronunciate nei giorni scorsi proprio dal cardinale Etchegaray. “Tutte le strade portano a Roma – ha detto il delegato del Pontefice per Gerusalemme – ma adesso molte strade della pace portano ad Assisi”. “Ormai – commenta monsignor Goretti presidente della Conferenza episcopale umbra – Giovanni Paolo II fa sì che molte vie di pace guardino e portino ad Assisi. Dopo i precedenti incontri per la pace di tutti i capi religiosi, nel 1986 e nel 1993, la giornata del 24 gennaio arriva in un momento particolarmente drammatico”. Ma quali messaggi cerca di comunicare il Pontefice con questa iniziativa?”L’aspetto più bello che io vedo è che il Papa attraverso questo gesto si comporta da vero innamorato dell’umanità, vuole che tutti i credenti purifichino la loro fede, si aprano all’amore vicendevole, al rispetto e soprattutto alla solidarietà e si impegnino maggiormente per eliminare le tante sacche di povertà e di dolore esistenti nel mondo. Giovanni Paolo II vuole che questo nostro incontro sia in qualche modo austero, esprima anche esteriormente il pellegrinaggio, l’invocazione della preghiera e anche la penitenza. Proprio perché salga veramente gradita a Dio la preghiera che noi facciamo per la pace nel mondo”. Come si preparano la Chiesa e la gente comune ad Assisi?”Mi sembra di notare tra la mia gente non solo la fierezza di vedere Assisi al centro di questa attenzione del Papa e del mondo, ma posso dire anche che c’è una notevole consapevolezza di questo evento che non è una semplice ripetizione di ciò che è accaduto qualche anno fa, ma che oggi presenta aspetti di novità e un invito a interpretare nel modo giusto i cambiamenti e i rischi che stiamo correndo in questo inizio di terzo millennio. La gente mi appare consapevole e preparata a dare una buona risposta, come già accaduto per l’iniziativa del digiuno dello scorso 14 dicembre. In una giornata particolarmente fredda, in tutte le parrocchie si è pregato per la pace e ci sono stati tanti coraggiosi che hanno sfidato il freddo e partecipato ai momenti di riflessione. Io stesso ne ho guidato uno nella basilica di Santa Maria degli Angeli, con quasi mille persone”. Le aspettative per il 24 gennaio?”Noi attendiamo con speranza, con fiducia e con partecipazione questo grande avvenimento. Ci stiamo preparando nel migliore dei modi. Devo dire che la Santa Sede ci è molto vicina, ci guida, ci orienta e si impegna molto anche direttamente”. Daniele MoriniLe indicazioni per partecipare alla giornataPreghiera e diretta tvCome partecipare all’incontro di preghiera di Assisi? Al momento non sappiamo come verranno regolati gli accessi alla piazza inferiore di San Francesco dove si svolgerà l’incontro comune, ma sappiamo che il Papa desidera che in tutte le chiese si faccia in modo di condividere con lui questa giornata. In particolare chiede che si preghi, anche seguendo, ove possibile, la diretta tv della giornata, ed in particolare preparando veglie di preghiera la sera del 23 gennaio. Sono alcune delle indicazioni fornite dall’Ufficio delle celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice nella Nota pubblicata in occasione della giornata di preghiera e digiuno del 14 dicembre (il testo integrale lo si può trovare nel sito internet del Vaticano www.vatican.va).La Nota offre “spunti di riflessione sul digiuno cristiano, sulla Veglia di preghiera (23 gennaio 2002) e sul pellegrinaggio-preghiera (24 gennaio 2002) nonché alcune indicazioni pratiche perché tali giornate si svolgano fruttuosamente”. Tutto il periodo dal 14 dicembre al 24 gennaio dovrebbe essere tempo di “pellegrinaggio per implorare dal Signore il dono della pace e la conversione del cuore”, in luoghi indicati dai vescovi, e la Nota raccomanda anche di “organizzare, dove sarà possibile e lo si riterrà opportuno, un pellegrinaggio a livello di Chiesa particolare, presieduto dallo stesso Vescovo”. In relazione alla Veglia del 23 gennaio, si suggerisce di “organizzare a livello di Chiesa particolare, una Veglia presieduta dallo stesso vescovo e diramare gli inviti ai membri delle altre confessioni cristiane; e (…) anche gli aderenti ad altre religioni, evitando ogni rischio di sincretismo. Infine si raccomanda che “la Veglia, celebrata possibilmente nelle ore serali, segua sostanzialmente il tema proposto per l’Ottavario per l’unione dei cristiani (In te è la sorgente della vita); essa dovrà consistere in una Celebrazione della Parola, in cui letture bibliche ed ecclesiali, salmi e testi di preghiera, momenti di silenzio e momenti di canto si susseguano secondo gli schemi propri di ogni rito liturgico”. Nella nostra regione, che ospita l’incontro, l’invito è di partecipare alla veglia che si terrà a S.Maria degli Angeli, ma nulla vieta che altre veglie siano preparate nelle parrocchie e comunità religiose, come è caldamente raccomandato nella Nota. La Nota chiude richiamando alla celebrazione della Giornata per la pace, il 1 Gennaio, che “dovrà essere osservata con particolare impegno data la drammaticità dell’ora e l’attualità del messaggio del Santo Padre Non c’è pace senza giustizia, non c’è giustizia senza perdono”.Creare vie nuove Incontro interreligioso nella Settimana ecumenicaIl ritmo della storia incalza il movimento ecumenicoNon si conosce il motivo per cui è stata scelta, per l’incontro interreligioso per la pace di Assisi, la data del 24 gennaio. Forse per semplici ragioni tecniche e di opportunità pratica. Sappiamo però che la storia si sviluppa anche attraverso fatti ed eventi non voluti intenzionalmente. La storia, secondo Gianbattista, opera la trasmutazione dei fini e chi è credente riconosce in questo l’azione di una Provvidenza che scrive diritto sulle righe storte. Non è arbitrario, pertanto, interpretare questa data nella prospettiva di un disegno più alto che va oltre la contingenza occasionale. Il 24 gennaio sta tutto dentro la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (18-25 gennaio) collocata da più di un secolo in questo periodo. Il Papa vi compie un’irruzione, una specie di violazione, introducendo il tema della pace e dell’incontro interreligioso. Costretto dall’urgenza determinata dalla situazione storica della guerra, del terrorismo, dello scontro, subdolo ma reale, di civiltà, Giovanni Paolo II invita tutti, i cristiani per primi, ma insieme a tutte le religioni a pregare per la pace: “andiamo ad Assisi”, quasi come quando un angelo disse “andiamo a Betlemme”. Non si può attendere che prima i cristiani abbiano compiuto i loro riti e abbiano concluso i loro interminabili confronti in vista della loro piena riconciliazione e comunione visibile. Si affrettino anch’essi, i cristiani, perché il tempo verrà loro tolto e rimarrà fuori il loro progetto, travolto dalla incalzante storia di un mondo che non ha e non dà tregua. Pur rimanendo in piedi, pedagogicamente e forse anche pedantemente, la distinzione tra ecumenismo inteso come riconciliazione tra battezzati da una parte, con i suoi metodi e le sue strutture operative, e dialogo interreligioso dall’altra, le vicende umane e le rapide trasformazioni delle situazioni impongono un pragmatismo religioso non rinviabile. Come il samaritano che non si è soffermato neppure un istante, di fronte al povero malcapitato vittima di ladroni e briganti, a scegliere l’intervento la medicina e l’alloggio. Il povero malcapitato, vittima del terrorismo e della guerra, della fame e delle malattie, dell’ignoranza e dell’umiliazione è una gran parte dell’umanità. Giudei e samaritani insieme, cristiani e altre religioni insieme e tutti gli uomini di buona volontà,sono convocati ad Assisi, una città ideale, simbolo dell’utopia francescana e più ancora della speranza cristiana.E.B.
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