La Corte di Cassazione ha assolto l’on. Giulio Andreotti ‘per non aver commesso il fatto’. Andreotti era stato condannato, in novembre, a 24 anni di carcere come mandante del delitto del giornalista Pecorelli; ora è dichiarato innocente e la sentenza della Corte d’ Assise di Perugia è stata annullata : non ci saranno, pertanto, nuovi processi a suo carico. L’on. Casini, presidente dela Camera, ha dichiarato: ‘finalmente anche la magistratura italiana ha reso onore alla storia di milioni di democratici cristiani’. Tra le molteplici dichiarazioni fatte dopo l’assoluzione di Andreotti e che hanno reso a lui i riconoscimenti che gli spettavano, mi piace riprendere questa dell’on. Casini perché ritengo giusto sottolineare che anche milioni di democratici cristiani, anche se con misure diverse, hanno sofferto in questi anni, sono stati umiliati fino ad essere stati cancellati dalla scena politica italiana. Il processo ad Andreotti ha avuto una portata simbolica: con lui si è voluto processare e cancellare la storia dei cattolici che nella Democrazia cristiana hanno svolto un ruolo fondamentale nella vicenda italiana dagli anni della guerra a tutto il periodo della ricostruzione e dopo, fino a tutti gli anni ’80. E’ difficile non dare ragione a coloro che leggono questa vicenda come voluta da componenti importanti della sinistra e della stessa destra le quali vedendo che non riuscivano a scalzare dal potere la Democrazia cristiana per via elettorale hanno provato, fino a riuscirci, la via giudiziaria con la complicità di settori della stessa magistratura. Certo che la corruzione politica c’era e andava combattuta, come doveva assolutamente essere estirpata ogni contiguità e collusione con la mafia; è certo anche che la classe politica, nella quale la Democrazia cristiana occupava un posto non secondario, ha avuto grosse responsabilità in questa corruzione ed era giusto chiamarla al rendiconto; ma di qui alla strumentalizzazione della situazione per sconfiggere una parte politica avversaria ce ne corre. Ciniche sono state quelle parti della sinistra e della destra che hanno percorso questa strada. Stordita dagli eventi e stolta è stata la classe dirigente democristiana che non ha saputo trovare le risposte alla marea montante. Questa classe politica ha pensato solo a controllare le posizioni economiche (posti dirigenziali nelle banche, nelle casse di risparmio, nelle aziende ospedaliere, nelle camere di commercio’) e non si accorgeva che chi formava l’opinione pubblica intanto gli stava preparando la fossa nella quale seppellirla. Non aver curato una presenza là dove si formano le opinioni per dare informazioni che non rispondessero al pensiero unico, come l’aver lasciato la scuola, la cultura, la stampa andare in una sola direzione è stato da miopi. Quanto sia stata cinica la politica lo si ricava anche dalle dichiarazioni dell’on. Pellegrino (cfr. Corriere della Sera del 7.11.03), all’epoca senatore Pds e presidente della giunta per le autorizzazioni a procedere: ‘Il patto tacito ‘ afferma- tra Dc e Pds stava nel convincimento che il Senato non avrebbe concesso l’autorizzazione a procedere (nei riguardi di Andreotti n.d.r.). Il Pds era rassegnato a questo esito negativo, ma faceva conto che questo avrebbe provocato un vasto malcontento popolare, che pensava di cavalcare’. E aggiunge: ‘Politicamente l’errore fu soprattutto di Achille Occhetto, perché lui era convinto di poter cavalcare questa ondata giustizialista, trinariciuta. D’Alema invece era perplesso, perché sentiva che culturalmente era una ventata di destra’. ‘Provocare un vasto malcontento’, prima, ‘cavalcarlo’ a fini elettorali poi, erano dunque gli stili di quella politica. Anche da parte della destra non ci furono comportamenti diversi. Quando nell’aula del Parlamento si mostravano dei cappi fatti con delle corde e si urlava ‘ladroni’ si inseguiva la stessa strategia. A montare questa alta marea contribuiva non poco l’allora carismatico Di Pietro con la sua toga da giustiziere. Pavidi sono stati i democristiani di fronte alla montante marea perché l’hanno lasciata salire e poi si sono lasciati convincere che sì l’autorizzazione a procedere era lo strumento più adatto per non andare incontro ad ulteriori malcontenti della piazza. Dice sempre l’on. Pellegrino: ‘Ero convinto che fosse corretto concedere l’autorizzazione. Ed ero convinto anche che convenisse a tutti, salvo che alla Lega e al Movimento Sociale, cioè alle forze antisistema’. Ma, domandiamo, che significa quel ‘convenisse a tutti’?; presso chi si sarebbe riscossa la propria parte di interessi? perché non ci si è chiesti quali prezzi avrebbero pagato le persone, le istituzioni, la convivenza civile? Non fa più bella figura la magistratura stando a quello che dice sempre l’on. Pellegrino: ‘ Secondo me ‘ egli afferma – il vero errore di questa vicenda è stato il fatto che le Procure, quella di Palermo e quella di Perugia, non abbiano chiesto l’archiviazione. Se l’avessero fatto subito, tutto si sarebbe ricomposto: il processo sarebbe finito subito e il Parlamento avrebbe discusso della cosa serenamente. Invece i magistrati hanno voluto andare a fondo, e alla fine si sono suicidati’. Le due procure quindi usate come strumenti chiamati a togliere le castagne dal fuoco alla politica e sono state così solerti in questo ruolo a cui le chiamava la politica da non accorgersi che erano solo chiamate ad una comparsa marginale; il loro zelo le ha portate al suicidio. E l’on. Violante, chiamato in causa da Andreotti, come colui che ha cercato di ‘incastrarlo’ non è stato forse parte in causa in questo uso cinico della politica? Ed ora? Non seguitino le parti a giocare con la giustizia e soprattutto con le persone. E le destre non usino l’assoluzione di Andreotti per tornaconti di parte. Anche loro hanno avuto un ruolo primario, una responsabilità pari a quella della sinistra, in quello che è avvenuto; anche loro hanno cercato di prosperare dalle ceneri della Democrazia cristiana inquinando l’ambiente mentale e morale di una stagione. L’uso ingiurioso che fa ancora oggi l’on. Bossi della parola ‘democristiano’ quando vuole attaccare le parti politiche che dissentono da lui, in particolare l’Udc, la dice lunga sul giudizio politico e morale della Lega nei riguardi della Dc (povero Bossi, avesse lui e il suo partito la cultura politica che fu dei democristiani!). Contraddittoria si manifesta poi la destra nel suo insieme perchè mentre con Bossi vilipende una storia con Berlusconi si vuole accreditare come erede di De Gasperi (con quale coraggio!). Con questo, lo ripetiamo, non vogliamo dire che la Democrazia cristiana non abbia avuto le sue responsabilità. Quello che ha dovuto pagare però, riteniamo, sia stato superiore ai suoi demeriti. Intanto la storia politica italiana è cambiata. Che almeno la storia riconosca quanto di positivo hanno fatto i cattolici che si sono impegnati nella Democrazia cristiana. Ai cattolici che oggi militano nei diversi poli compete di contribuire a riportare un clima di serietà e di uso più morale della politica nella vicenda italiana, cosa che ancora, nonostante tutto, è difficile scorgere all’ orizzonte.
I cattolici italiani ‘assolti per non aver commesso il fatto’
Il processo Andreotti ha avuto una portata simbolica. Il commento di don Gianni Colasanti
AUTORE:
Gianni Colasanti