La basilica di San Salvatore a Spoleto e il tempietto del Clitunno di Campello, insieme ad altri cinque siti dislocati lungo la Penisola (il tempietto e la Gastaldaga di Cividale del Friuli, il monastero di Santa Giulia a Brescia, il castrum di Castelseprio a Torba [Va], la chiesa di Santa Sofia a Benevento, il santuario di San Michele a Monte Sant’Angelo [Foggia]), sono stati inseriti nel giugno scorso nel Patrimonio mondiale dell’Unesco. Per la presentazione della candidatura è stato realizzato, da parte di un comitato scientifico, il progetto “I Longobardi in Italia. I luoghi del potere (568 – 774)” il cui dossier è stato di recente presentato nella sala del Consiglio provinciale di Perugia.
“Si tratta – ha detto Donatella Scortecci, docente di Archeologia medievale all’Università di Perugia, nonché una delle coordinatrici scientifiche del dossier e membro del Comitato scientifico dell’associazione Italia Langobardorum – di un sito seriale unico del suo genere, per aver racchiuso in un’unica candidatura diverse tipologie di beni materiali, eterogenei per funzione, struttura e cronologia, ma esemplificativi di una civiltà comune”.
Ne fanno parte monumenti che, da nord a sud, rappresentano testimonianze di cultura urbana (Cividale), insediamento castrense (Castelseprio), complesso monastico (Brescia), edifici di culto delle élite (Spoleto e Campello sul Clitunno), cappella votiva del popolo longobardo (Benevento), santuario nazionale dei Longobardi (Monte Sant’Angelo).
Ad oggi sono scarsi i documenti che parlano di questo popolo, ma è certo che, arrivati in Italia, commissionassero fin dall’inizio edifici prestigiosi, palazzi e residenze, basiliche, chiese, sull’esempio di antichi edifici classici. Il monastero, soprattutto – è stato sottolineato -, era una loro costruzione tipica, espressione non solo della forza della loro fede ma anche luogo di rifugio per se stessi e per le proprie famiglie. Partiti dalla Scandinavia, i langobardi, ossia “popolo dalla lunga barba”, giunsero nel nostro Paese dopo una lunga peregrinazione attraverso l’Europa del nord. Nel VI secolo iniziarono progressivamente ad occupare la Penisola italiana, spartendola con i Bizantini e stabilendosi inizialmente nel castrum di Cividale del Friuli. Lì Gisulfo, nipote di re Alboino, venne nominato duca, dando così origine al primo ducato longobardo.
A contatto con la straordinaria cultura mediterranea, da tribù analfabeta e guerriera i Longobardi si trasformarono in popolo raffinato e amante della tradizione classica, come dimostrano i monumenti simbolo da loro realizzati; popolo cristianizzato ma rispettoso delle proprie tradizioni.
Lo studio ha permesso di riconsiderare le peculiarità e i caratteri comuni dei siti, ampliando la prospettiva d’indagine anche con monumenti in ambiti sovranazionali, con i quali sono stati istituiti interessanti raffronti, in grado di spiegare e giustificare l’eccezionalità del portato dei Longobardi.