Il cammino da tempo iniziato per una diversa formulazione legislativa e un diverso modo di pensare la società attraverso il prisma della famiglia, non è ancora terminato. Si apre, infatti, sabato 25 settembre una prima conferenza regionale. Si è partiti con una raccolta di firme, che ha dimostrato l’interesse sociale al problema. Ora il Forum delle famiglie, partendo dalla Legge regionale, spinge sull’acceleratore per la sua attuazione, mentre ritiene che debba essere aperto un nuovo fronte di azione per promuovere la vita. I due temi, famiglia e vita, come è ovvio, vanno insieme naturalmente congiunti. Dividerli è semplicemente demenziale. Perché qualcuno, come è successo, non pensi che si tratti di fisime clericali che allignano nei piccoli territori di provincia, riportiamo quanto sta accadendo, per una curiosa coincidenza, in un Paese lontano e diverso dal nostro, Gli Stati Uniti d’America. La Conferenza episcopale degli Stati Uniti, tramite mons. William Murphy, vescovo di Rockville centre, New York, presidente del Comitato sulla giustizia sociale e lo sviluppo umano, chiede al Congresso Usa di “dare attenzione prioritaria alle famiglie lavoratrici povere e ai loro figli nell’attuale dibattito sulla politica fiscale. Mons. Murphy ha scritto una lettera al Congresso in data 20 settembre, chiedendo ai congressisti che “mantengano e migliorino la ‘Child tax credit’, ossia il credito su ogni figlio a carico”. “Nella nostra nazione la povertà è in aumento”, afferma mons. Murphy, facendo notare che ogni politica fiscale “può migliorare o peggiorare questa sfida morale”. Il vescovo ricorda le cifre recenti fornite dall’Ufficio statistiche Usa (U.S. Census bureau), che registra, nel 2009, circa 46,3 milioni di poveri. Le modifiche introdotte in merito a questa tassa “potrebbero portare sotto la soglia di povertà circa 3 milioni di bambini”. A seconda delle decisioni del Congresso, precisa mons. Murphy, “questi lavoratori vulnerabili e i loro figli rischiano di stare peggio di prima. I principi etici condivisi da tutti noi statunitensi – conclude – ci portano a riconoscere che abbiamo la responsabilità sociale e civica di aiutare queste famiglie e i loro figli”. Queste notizie non ci consolano, ma ci ammoniscono a fare di tutto per evitare di giungere a quei livelli di povertà. Da noi, tutto sommato, come afferma anche l’arcivescovo di Spoleto Norcia, Boccardo (vedi a pagina 13) “la famiglia tiene”, ma deve essere sostenuta e considerata come una realtà sociale, educativa ed economica, che sostiene un gravoso carico di compiti. Il governo, dopo tante promesse, faccia vedere qualcosa di convincente per essere creduto affidabile, anche se c’è da pensare, purtroppo, che dato l’attuale di stato confusionale generalizzato della politica italiana non c’è molto da sperare. Pur insistendo, è bene percorrere anche altre strade, quelle della solidarietà e sussidarietà all’interno del territorio. In Umbria, ad esempio,vi sono 92 comuni, di cui più di 60 sotto i 5 mila abitanti: si possono avere contatti immediati e diretti con le famiglie, conosciute tra loro e da sindaco e assessori quasi una per una. È ora di chiedere e assumere una “responsabilità territoriale per le famiglie”, anche se c’è crisi, anzi proprio perché c’è crisi. La famiglia diventa così una risorsa per la vita e la ricchezza di tutto il territorio.
I 92 comuni umbri per la famiglia
l'editoriale
AUTORE:
Elio Bromuri