Con una puntualità scandita dal ritmo dei secoli ritorna la festa dei Ceri, suggestiva manifestazione folkloristico-tradizionale che il 15 maggio di ogni anno, con un cerimoniale e riti singolari e coinvolgenti, vede un popolo intero mobilitarsi per rinnovare un atto di omaggio e di devozione al patrono S. Ubaldo.
“Per me, questa del 2013 – ha scritto il vescovo mons. Mario Ceccobelli – è la nona edizione della festa di sant’Ubaldo e dei Ceri, eventi che mi sono ormai diventati familiari, tanto da avvertire, come gli eugubini veraci, l’euforia che sale da dentro e crea emozioni indicibili. Devozione, fede, preghiera, ammirazione, corsa, fatica, emulazione, folclore, tradizione: una miscela difficile da elaborare in maniera razionale, ma, al di là di ogni pretesa interpretativa, il tutto per mostrare al patrono Ubaldo la gratitudine per la sua mediazione di grazia presso il Signore”.
Il neo cappellano dell’Università dei muratori don Mirko Orsini, definendola “la più bella e più vera tra tutte le feste, perché la devozione domina il folklore”, ha invitato a viverla nella pienezza dell’insegnamento ubaldiano: pace, amicizia, solidarietà, condivisione. Oggi come ieri, a metà maggio, il popolo di Gubbio, come in quel 15 maggio 1160, vigilia della morte del santo vescovo, si mobilita per e con i Ceri, rinnovando un gesto di amore, devozione e gratitudine al Patrono.
Tutto è stato curato nei particolari, compreso l’organigramma di una manifestazione che coinvolge ed affascina: Gabriele Cappannelli e Vitaliano Pannacci hanno preso confidenza con i compiti di primo e secondo capitano, Tiziano Palicca, Andrea Martiri, Ubaldo Gini, capodieci nell’ordine dei Ceri di S. Ubaldo, S. Giorgio e S. Antonio, sono figure sempre più popolari.
Anche il centro storico ha cambiato pelle, gonfaloni ed arazzi l’hanno colorato ed ingentilito. C’è un clima diverso, un’aria di attesa, in tutti una speranza. In un periodo difficilissimo per l’economia e l’occupazione, i Ceri, con quanto esprimono in termini di valori, irrompono per testimoniare che condividendo valori forti, unendo le forze, sentendosi partecipi dello stesso progetto, si sprigionano energie tali dinanzi alle quali si arrendono anche le montagne. Vedi il “volo” lungo gli stradoni dell’Ingino per raggiungere la basilica del Patrono nella parte conclusiva e più dura della corsa finale.